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Eni: rinegoziati i contratti con Gazprom

by Filippo Burla
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eniRoma, 24 mag – Prosegue senza soluzione di continuità la lunga marcia di Eni verso la ridefinizione dei contratti per di fornitura del gas naturale. Ultimo in ordine di tempo, dopo l’accordo siglato l’anno scorso con l’algerina Sonatrach e quello sottoscritto tra febbraio e marzo con la norvegese Statoil, è l’intesa raggiunta ieri con la russa Gazprom. Uno dei primi atti ufficiali del nuovo amministratore delegato Claudio Descalzi.

I dettagli non sono stati resi noti, in specie per quanto riguarda quantità e valori d’acquisto. Una prassi normale, dato che si tratta di contratti estremamente sensibili e coperti così da una sorta di segreto strategico. Secondo la nota ufficiale rilasciata da Eni, «L’accordo prevede una riduzione dei prezzi delle forniture e un cambiamento importante nelle modalità di indicizzazione assicurando il pieno allineamento con il mercato», con effetti retroattivi a partire dall’inizio di quest’anno.

L’intesa fa parte di una strategia di lungo termine volta a rinegoziare tutti i contratti in essere al fine di allinearli alle mutate condizioni di mercato. Con l’emergere dello sfruttamento dello shale gas, infatti, i prezzi spot (per l’acquisto “in tempo reale”) sono andati via via diminuendo, rendendo il contratto classico take or pay meno competitivo. Scegliendo di mantenere la formula standard permane l’obbligo all’acquisto o, in alternativa, al pagamento della quota non utilizzata ma con la possibilità comunque di poterne disporre nel futuro. La struttura non è certo elastica, ma è l’unica però in grado di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Con la diminuzione dei consumi interni sono infatti venute ad aumentare le quantità pagate ma non utilizzate per mancanza di domanda. Stanti le difficoltà in Libia -che rappresenta almeno il 10% della fornitura nazionale- tuttavia, a più riprese il cane a sei zampe ha dovuto attingere alle riserve per le quali era già stato staccato l’assegno. Una situazione tutt’altro che in perdita, come si vorrebbe far credere, e che colloca Eni ancora una volta fra i vettori di politica industriale ed estera.

Filippo Burla

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