“Il 25 maggio? Arriveremo primi. Contiamo di avere 15-20 deputati a Strasburgo”. Pronostici dell’ultim’ora in casa Le Pen. Nicolas Bay non ha dubbi. Biondino, giacchetta grigia e occhi azzurro chiaro, è uno degli organizzatori di questa immensa campagna elettorale. “Stiamo battendo la Francia palmo a palmo: è un successo”.
Le spiegazioni di questo successo sono difficili da rintracciare. Forse stanno proprio nei temi caldi dell’Unione Europea. “Marine parlava di temi europei quando nessuno lo faceva, è da anni che critica i danni dell’euro, dell’immigrazione selvaggia, dell’austerità che ci ha messi in ginocchio”. Sono questi i nemici per la signora Le Pen e la sua squadra.
“Ci avevano detto che l’Europa ci avrebbe fatto bene, avrebbe portato prosperità e ricchezza, invece guardate qua – è il commento più diffuso per le strade di Parigi- immigrati dappertutto, disoccupazione alle stelle, negozi chiusi, famiglie ko”. E non siamo neanche in Italia.
“Vede” continua tranquillo Bay “i francesi hanno le idee più chiare di quanto i governi vogliano fa credere. Nel 2005 hanno votato contro il trattato di Lisbona. Contro, capite? Poi cosa ha fato la politica? Nel 2008 Sarkozy lo fa votare comunque dai suoi deputati, blindato. Contro la volontà popolare”.
Forse questa è una spiegazione del successo del nuovo corso del Front National. Di sicuro è stato, per molti, il punto di rottura fra politica ed elettori. Uno dei molti, verrebbe da pensare. “Noi vogliamo dire semplicemente basta”. Vorrebbero “Un’Europa à la carte” -puntualizza Nicolas Bay- “paesi indipendenti, in cui, volta per volta, i singoli stati si accordano e cooperano su singoli temi o progetti. Il nostro obiettivo è creare nella Bruxelles dei burocrati e delle banche un’asse di alleanze con altri paesi per fare finalmente blocco, contro il trattato transatlantico, che, se dovesse passare ci metterà in ginocchio e contro l’euro moneta unica”.
In Italia viene subito in mente Beppe Grillo. “Ma no no, Grillo no. Fra i nostri alleati in Italia vediamo la Lega Nord” . E un tema caldo infatti, in Italia come in Francia, è sempre l’immigrazione. “Tutti quelli che arrivano in Europa, per esempio a Lampedusa, mica vogliono stare da voi, hanno come obiettivo i paesi in cui lo stato sociale è più forte: al primo posto noi. Cosa c’è di male a dire basta? I francesi lo sanno, i politici fanno finta di non sapere”.
E intanto lei, che invece sembra sapere benissimo cosa dice il cuore profondo dei francesi, cavalca la sua onda. Marine le Pen, classe 1968 , è la donna che tutta l’Europa guarda attenta. Mano inflessibile, e neanche l’ombra delle invettive del padre Jean Marie, che solo poche ore fa ha creato un pandemonio, auspicando una bella ondata di virus ebola “per risolvere il problema immigrazione”. Le Pen figlia, in testa a tutti i sondaggi, dopo aver fatto man bassa alle amministrative del 30 marzo, in vista del trionfo europeo chiama a raccolta l’elettorato del Front Nazional.
Anzi, “gli elettorati”, come puntualizza Sylvain Crépon, sociologo dell’università Paris Ouest Nanterre, uno dei tanti esperti che in questi ultimi anni si stanno facendo in quattro per spiegare l’incredibile successo del partito dell’ex paracadutista Jean Marie. Secondo i dati raccolti dall’Institut Francais d’Opinion Publique (IFOP), i sostenitori del Front National provengono dai milieu più disparati, dalle zone deindustrializzate del nord est, dove la disoccupazione è alle stelle, alle classi popolari del sud, deluse dal vecchio partito comunista, passando per la borghesia delle grandi città.
Un esempio per tutti è il neo sindaco di Hayange, cittadina di 15mila abitanti in Lorena, Fabien Engelmann, 35 anni, candidato frontista questa volta, ex trotzkysta, ex sindacalista operaio prima. Che a vederla così sembra che le categorie di destra e sinistra non contino più così tanto. O che la chiave di volta sia davvero proprio lei, Marine, che sembra avere l’X factor, il quid per la politica, al di là degli schieramenti tradizionali. “La politica è un virus che si ha nell’organismo- ha racconta lei stessa – io l’ho contratto da piccolissima, ci sono caduta dentro, mi dice sempre mio padre, come Obelix nella pozione magica”. E chissà forse anche questa è una spiegazione.
Oppure un’altra ancora. “Noi siamo per la Francia e i francesi- mette i puntini sulle i Nicolas Bay- siamo per la nostra Nazione. E di fatto siamo gli unici. La nostra domanda potrebbe essere questa: la nazione è finita o da questo concetto può ancora uscire qualcosa di buono? Non siamo né di destra né di sinistra. Siamo patrioti. Tutto qua”.
Giuliano Lebelli