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Grecia come Italia, le “renziane” elargizioni pre-elettorali di Samaras

by Filippo Burla
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Antonis SamarasAtene, 29 apr – Disoccupazione stabilmente attorno al 30%, tagli alle pensioni, mannaia fiscale, condizioni capestro imposte dall’esterno. Solo così la Grecia è riuscita a puntellare le proprie finanze ed ottenere un avanzo primario che ammonta ad 1.7 miliardi. Al netto ovviamente degli interessi sul debito, congelati fino al 2022 a condizione di rispettare i diktat della troika. Una situazione del tutto instabile, con il governo pronto a chiedere un’ulteriore ristrutturazione del debito nonostante il recente ritorno sul mercato dei titoli pubblici.

Nonostante la totale incertezza sul futuro, il governo a guida Neo Dimokratia e con il sostegno esterno del Pasok prova a calare l’asso nella manica. Degli 1.7 miliardi di “utile”, entro il 10 maggio infatti almeno 525 milioni saranno investiti nell’alleviare le sofferenze causate dalle misure draconiane adottate negli ultimi anni. Più di mezzo miliardo di euro destinato ai meno abbienti, con una platea di beneficiari stimata nell’ordine delle 625mila famiglie.

Syriza stabilmente al vertice nei sondaggi. Il partito del premier destinato a divenire la seconda forza. Alba Dorata non indietreggia di un punto, avviandosi a confermare se non migliorare i risultati delle scorse politiche nonostante la decapitazione per via giudiziaria dei vertici del movimento. I socialisti del Pasok messi fronte al totale tracollo di consensi. Il governo di Samaras non poteva scegliere momento migliore per annunciare le misure che verranno adottate nei prossimi giorni. Casualmente, proprio a ridosso delle imminenti elezioni europee. Con la certezza quasi matematica dell’impossibilità di replicare sul breve termine, stanti gli impegni già presi e che non paiono soggetti a discussione: Commissione europea, Bce e Fmi vedono e provvedono, Atene può solo adeguarsi ai ristretti margini di volta in volta concessi.

Il tutto si traduce in un’elemosina, con meri fini elettorali. In altri tempi si sarebbe parlato di voto di scambio. Adesso, invece, Matteo Renzi ha fatto scuola di marketing e così, come già per gli 80 euro recentemente annunciati, un’elargizione una tantum si trasforma in un successo.

Filippo Burla

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