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Il governo dà casa e lavoro agli immigrati. E se critichi è “hate speech”

by Adriano Scianca
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Roma, 27 set – Il governo dà casa agli immigrati. E se protestate, l’occhio del Grande Fratello è pronto a punirvi. In margine al suo “Piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale”, il Viminale si prepara già ad azzerare ogni obiezione. È per questo che prevede di “promuovere campagne di comunicazione e strutturare azioni di counter speech sui social media e social network che contrastino il fenomeno dell’hate speech e favoriscano una contronarrazione”, che in boldrinese significa dare la caccia alle opinioni sgradite e approntare una propaganda di Stato. Perché questo bisogno di “blindare” il testo dalle critiche degli italiani? Forse perché a qualcuno le mosse dell’esecutivo per favorire la presunta “integrazione” potrebbero non piacere.

Cominciamo col dire che si tratta di un piano che riguarderà solo i beneficiari di protezione internazionale, che comunque non sono esattamente quattro gatti: parliamo di 74.853 persone. Solo 27.039 sono rifugiati, mentre 47.814 sono titolari di protezione sussidiaria, ovvero cittadini stranieri che non possiedono i requisiti per essere riconosciuti come rifugiati, ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornassero nel Paese di origine, correrebbero un rischio effettivo di subire grave danno. Insomma, nel dubbio accogliamo. Nel piano, infatti, sono previsti per gli immigrati l’accesso all’assistenza sanitaria e all’alloggio. Di quest’ultimo si dice che “gli enti locali prevedono che l’uscita dall’accoglienza dai centri Sprar venga accompagnata con un supporto all’autonomia abitativa, anche tramite la selezione di annunci immobiliari, la locazione di stanze in appartamenti con connazionali, o un supporto economico per l’affitto”. Ecco quindi che occorre “creare le condizioni perché i piani per l’emergenza abitativa regionali o locali prevedano percorsi di accompagnamento per i titolari di protezione in uscita dall’accoglienza”.

Insomma, troviamo loro casa. E a questo punto, già che ci siamo, troviamo loro anche un lavoro. Ed ecco infatti che il piano prevede di “favorire la diffusione di esperienze pilota (quali Inside, Percorsi e Protocolli con Confindustria e UnionCamere)”, nonché di “promuovere la progettazione di interventi volti ad allargare ai beneficiari di protezione internazionale la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali previste nella legislazione sulle cooperative sociali, per almeno i primi due anni dopo il loro riconoscimento”. E anche di “promuovere la capacità d’impresa, soprattutto in settori innovativi, anche tramite la promozione di strumenti quali il micro-credito, i servizi di supporto allo start-up d’impresa, favorendo l’accesso al credito da parte dei beneficiari di protezione internazionale”.

Ma poiché la cosa poteva ancora non invogliare tutti ad invaderci, il governo ha deciso di mettere mano anche al ricongiungimento familiare, dato che “la possibilità di poter ricostruire un minimo nucleo familiare, crea la base per una vera integrazione”. O forse crea le basi per una sostituzione di popolo, al termine della quale non ci sarà più bisogno di integrare nessuno. Via, quindi, a un considerevole snellimento delle procedure anche in questo senso. Ma non protestate: sarebbe hate speech.

Adriano Scianca

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3 comments

ANTERO 27 Settembre 2017 - 10:34

Di questo passo saremo noi clandestini in casa (non più) nostra …

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Bindi Alessandro 27 Settembre 2017 - 1:56

Spero tanto che casapound e forza nuova vadano in Parlamento alla prossima legislatura.
Poi se pensano questi politicanti, schifosi e luridi traditori, che queste nuove risorse gli pagheranno le pensioni future … spero tanto che se li trovano dentro la villa a dirgli grazie …

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Tony 27 Settembre 2017 - 3:17

…vista la situazione a dir poco precaria di molti italiani, i componenti di tale ”governo” farebbero una gran bella figura schierati su di un muro…Mai dimenticare..”rendono più della droga”

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