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La Lega salva Radio Radicale. Galanteria o cecità?

by Adriano Scianca
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Roma, 13 giu – Come il famoso orologio rotto che due volte al giorno segna l’ora giusta, ogni tanto anche in questo governo capita l’impensabile: i grillini che ne azzeccano una, sia pur per motivi discutibili, e la Lega che invece si appiattisce sul conformismo più trito. Accade così che siano proprio i salviniani a garantire l’ennesima emorragia di soldi pubblici italiani per salvare il carrozzone anti italiano di Radio Radicale. Nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera è infatti passato un emendamento del Pd (a firma Sensi e Giachetti) per concedere un finanziamento di altri 3 milioni all’emittente dei radicali. Alla fine hanno votato a favore la Lega e tutti gli altri partiti, mentre il Movimento 5 Stelle ha votato contro.

Intendiamoci, c’è stata un’epoca in cui anche noi abbiamo creduto che Radio Radicale potesse essere un patrimonio da tutelare per il Paese. Ma erano altri radicali, quelli scanzonati e paraculi alla Pannella, quelli di cui potevi pensare tutto il male possibile, ma sapevi che una parola per la libertà d’espressione di tutti l’avrebbero sempre spesa. Quell’epoca, però, è finita da un pezzo. Oggi +Europa è un presidio globalista agguerrito e arcigno, un gruppo di nemici della nazione che delle libertà se ne frega apertamente e funge ormai da mero megafono delle Ong.

Galanteria o cecità?

È il partito dei vip, il partito che piace alla gente che piace ma poi prende sempre una manciata di voti, il partito apertamente e dichiaratamente finanziato da George Soros. Se li facciano dare dai vip e da Soros, allora, questi 3 milioni, risparmiandoci la vergogna dei nostri soldi che finiscono a pagare lo stipendio dei vari Scandura e compagnia spocchiosa. Siamo per la libertà d’espressione, noi, persino per chi odia lo Stato e l’Italia. Ma che almeno la sua propaganda se la paghi senza i soldi dello Stato e dell’Italia.

Non sappiamo bene perché la Lega si sia lasciata convincere a questa mossa. Se è galanteria, è mal spesa, perché non ci sarà alcun contraccambio: alla prima occasione per silenziare una voce nemica, loro colpiranno fino in fondo e senza pietà. Se è sciatteria politica, Salvini la pagherà nel medio periodo, quando si accorgerà che aver alzato bandiera bianca nella guerra della metapolitica comporta conseguenze cruciali anche nella guerra della politica.

Adriano Scianca

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Londonbeach 13 Giugno 2019 - 5:43

Pensavo che gli apologeti della direttiva Bolkenstein e delle gare ultraeuropeiste ed ultraliberiste applicassero prima di tutto a se stessi questo paradiso della c. d. libertà d’impresa, invece no. Concorrenziali sì, ma con l’impresa degli altri. Per la propria, aiuti pubblici a non finire, che diamine.

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Santo 14 Giugno 2019 - 12:59

I radicali e la loro radio del menga sono da sempre stati un pericolo per i valori umani tradizionali e cristiani, autentica fonte di pensiero gnostico-massonico antiumano e totalitarista, altro che folclore, dovevano essere fermati parecchi decenni fa’(avremmo sei milioni di persone vive).

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salvatore bucchieri 14 Giugno 2019 - 9:17

I partiti , se volevano aiutare Radio radicale, potevano fare una colletta tra loro e dare 3 milioni di euro.

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Roberto 3 Luglio 2019 - 2:56

Una serie di accozzaglie e inesattezze che non rendono giustizia al tentativo di obiettività in premessa, poi impantanatosi nella melensa propaganda populista della peggiore specie. 1) Radio Radicale ha una CONVENZIONE per la fornitura di servizio pubblico e quando si dice “pubblico” si intende non solo nell’interesse generale ma senza vizi di asservimeno al potente di turno Si ricorda, forse, l’autore dell’articolo quando la Lega si chiamava ancora Nord (e Salvini portava i calzoni corti) mentre chi si definiva Leghista erano considerato alla stregua di un appestato, dal sistema, tanto per intenderci (rappresentando interessi più che legittimi)? Ebbene, il servizio pubblico di STATO o di PARTITO-AZIENDA quando mai si sarebbe degnato di metterne in onda i congressi, senza il pungolo di Radio Radicale? Oggi i tempi sono cambiati e con la disintermediazione diffusa (ormai i congressi non si fanno più – sic) con rischio egemonico A MAGGIOR RAGIONE serve una voce sbarazzina critica e scomoda che pesti i piedi al potere e che favorisca la discriminante tra propaganda (o monnezza) digitale e sostanza politica. E che dire poi, di uno dei due orologi rotti, adagiati sui banchi del Parlamento e sugli scranni del governo, purtroppo, che vorrebbe addirittura radere al suolo l’istituto della rappresentanza democratica, quindi aprire le porte dell’inferno della dittatura. Ah ..ma qui dovrei aver messo il piede nel piatto giusto, mi sembra. 2) a parte i termini della convenzione che ha dei costi e rdegli investimenti ovvii (vedi archivio), una radio di Stato che – vista la tesi preconcetta dell’autore dell’articolo – evidentemente dimostra di non conoscere, trasmetterebbe poi i processi, le audizioni, i dibattiti, dove conta avere il “fiuto” della politica per puntare i microfoni nel punto giusto al momento giusto? O solo marchette? 3) andando oltre i preconcetti, si CAMBI effettivamente il meccanismo con una assegnazione per gara, dove il vincitore non sia preconfezionato ma dove l’asticella di qualità e contenuti sia validata e qualificata e dal committente e dal fruitore del servizio

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