Roma, 7 dic — Messo alla gogna internazionale e costretto a scusarsi perché ha mimato gli occhi a mandorla dei cinesi. È successo al cuoco italiano Gianluca Gorini, del ristorante Da Gorini, tra l’altro fresco di una stella Michelin, per il quale una foto scherzosa e goliardica diffusa sui social si è trasformata in un boomerang mediatico — alimentato dalla solita macchina del fango politicamente corretta — di proporzioni indegne.
Galeotti furono gli occhi a mandorla
Teatro della vicenda, il mega-evento gastronomico ‘Gelinaz’, che ha visto la partecipazione di circa 150 chef da tutto il mondo: ognuno di essi viene invitato a estrarre a sorte il nome di un altro chef della kermesse, ed è chiamato a interpretare alla propria maniera otto ricette firmate dal collega sorteggiato. l menu viene poi servito agli ospiti del proprio ristorante – in contemporanea con tutti gli altri chef coinvolti – il 3 dicembre. Il nostro Gorini si è trovato gemellato con Victor Liong, giovane chef cinese, titolare del ristorante Lee Ho Fook di Melbourne; e per esprimere — molto ingenuamente — entusiasmo per l’esito del sorteggio ha postato sui social una foto che lo ritraeva, assieme allo staff, mentre si tirava gli angoli degli occhi a mimare lo sguardo a mandorla orientale, indossando dei cappellini di carta tipico dei contadini cinesi. Foto che ha subito rimosso dopo le rimostranze di Liong, che non ha gradito il maldestro – ma sicuramente in buona fede – omaggio di Gorini, ma che è rimasta online, ahimé, per un tempo sufficiente affinché la proprietaria di un ristorante canadese ne facesse uno screenshot e lo rilanciasse accusandolo di razzismo.
Sommerso dalle critiche
Imediatamente Gorini è stato sommerso da una marea di tweet indignati, è scoppiato il caso internazionale a tal punto da scomodare l’Independent a scriverne. “Non avrei mai pensato che una foto potesse provocare tutto questo. Sono contro ogni forma di violenza e razzismo. Credo fermamente nel confronto come stimolo per la crescita mia e delle generazioni a venire. Chiedo scusa a tutti coloro che ho offeso”, si è affrettato a scusarsi l’incauto chef. Ma ormai era troppo tardi. “Victor, desidero invitarti come ospite nel mio ristorante, per celebrare il valore dei rapporti fra culture diverse e preparare insieme una cena a quattro mani“, si è così rivolto a Liong. Che ha accettato di buon grado il pentimento di Gorini, e anzi è intervenuto per difendere pubblicamente il collega dalla bufera mediatica che lo stava sommergendo.
Gelinaz cala le braghe
Gli organizzatori di Gelinaz, spaventati da tanta cattiva pubblicità e con la pistola alla tempia della “lettera scarlatta del razzismo” si sono affrettati a calare le braghe di fronte al politicamente corretto e diffondere un comunicato di condanna del gesto di Gorini: “Non verrà mai più invitato nei prossimi eventi”, spiegano gravemente Andrea Petrini e Alexanda Swenden di Gelinaz!, dichiarando che “vista la situazione tutti i profitti della cena tenutasi al ristorante di Gorini saranno devoluti a un’associazione che si occupa di razzismo“. Comunicato che scade in un paternalismo imbarazzante quando conclude che “per far capire a Gorini quanto ha sbagliato, sia opportuno accompagnarlo affinché il suo sguardo sull’altro possa cambiare“.
Cristina Gauri
3 comments
Ehi! Non possiamo nemmeno più pensare con le mani appoggiate lateralmente agli occhi! E’ proprio sporca…
Accusa stupida.
Liong sembra un autorazzista e con coda di paglia.
E il cinese sul fondo che si fa gli occhi a mandorla? Sarà pure lui additato di razzismo come quel negoziante nigeriano che qualche giorno fa diede del negro a un altro negro?