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Renzi a scuola da Ichino: “art 18 non è un tabù”

by Rolando Mancini
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Roma, 19 dic – Il Pd di Renzi gira a “destra” e va a minare l’articolo 18, quello riguardante la tutela dei lavoratori. Proprio in questi giorni infatti Yoram Gutgeld, deputato e spin doctor economico di Renzi, la responsabile Lavoro Marianna Madia, il responsabile Economia Filippo Taddei, il responsabile Welfare Davide Faraone e, come supervisione politica, Maria Elena Boschi stanno mettendo a punto una proposta (job act) che ha come obbiettivo quello di escludere dalla tutela prevista dall’articolo 18 della l. 300/70 i neo assunti.

Per quest’ultimi si prevede una forma di tutela più soft rispetto ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato: indennizzo si reintegro no.

“È chiaro – afferma Faraone – che possono esserci meno garanzie che in passato, ma come contrappeso ci sarà una rete di protezione più ampia” e Gutgeld prova a rassicurare sindacati e colleghi di partito (vedi Fassina): “non aboliamo l’articolo 18, non aboliamo i contratti a progetto e non aboliamo i contratti a tempo indeterminato. Anzi. Quello che si vuole è guardare la realtà: spesso c’è un uso improprio dei contratti a progetto. E il contratto a tempo indeterminato è diventato un’araba fenice. Vogliamo aiutare i giovani e dare un’alternativa al deserto della precarietà».

La linea Ichino, insomma, sembra stia prevalendo in questo frangente all’interno del “nuovo” Pd e sarà interessante vedere se il progetto andrà in porto nonostante la contrarietà dei sindacati, anche in un ottica più ampia di definizione di rapporti Pd-Cgil da un lato e Pd Confindustria dall’altro.

Quello che è certo, per il momento, è che con Renzi l’articolo 18 non è più un tabù, a fronte di una crisi che ha portato ai minimi storici il livello occupazionale la risposta viene ricercata, anche se non lo si vuole dire chiaramente, nella flessibilità. Per aumentare l’occupazione bisogna diminuire la tutela dei lavoratori, questo è il concetto. Posizione liberista, capitalista e molto global. Sentita e risentita, né “giovane” né “rottamatrice”.

Non si cerca di alleggerire la pressione fiscale per favorire l’occupazione, si penalizza il lavoratore inserendo una precarietà per contratto. Anche restando nel perimetro (molto) angusto imposto al legislatore nazionale da Bruxelles qualcuno si sarebbe potuto aspettare qualcosa più di “sinistra” dal Pd e invece no, altro giro vecchia corsa. Con la benedizione di tutti gli Olly Rehn della situazione, of course.

Rolando Mancini

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