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Se perfino i laburisti cambiano idea sull’ideologia gender

by Michele Iozzino
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Roma, 10 ago – Perfino i laburisti inglesi si sono accorti che i sessi esistono e che una legislazione troppo lasca sulla transizione di genere finirebbe per essere controproducente, con il rischio concreto, ad esempio, di mettere in pericolo o danneggiare chi donna lo è per davvero.

La lettera al Guardian

Una lunga lettera della responsabile per le Pari opportunità del Partito laburista, Anneliese Dodds, pubblicata a fine luglio sul giornale inglese The Guardian, ha colpito alcuni dogmi della sinistra sul tema dell’identità di genere. In particolare viene contestato il modello dell’autocertificazione di genere, secondo il quale per poter cambiare legalmente genere basti appunto una semplice autocertificazione, senza dover ricorrere al parere di medici o psicologhi e nemmeno la necessità di una diagnosi di disforia di genere. Modello che era il nucleo del Gender Recognition Act, la controversa legge sulla transizione di genere che il parlamento scozzese aveva approvato a fine 2022 e che il governo centrale aveva successivamente bloccato. Se da un parte Dodds accusa i conservatori di “demonizzare le persone Lgbt fragili” e ritiene inoltre che l’attuale legislazione andrebbe modernizzata e semplificata, dall’altra pone alcuni limiti. Ad esempio, l’obbligo di ottenere una diagnosi medica di disforia di genere, anche nell’ottica di “indirizzare le persone trans nel servizio sanitario nazionale per i servizi di supporto”. Altro assunto importante è che sebbene “sesso e genere sono differenti”, ciò non implica un cancellazione del primo. Anzi, Dodds parla apertamente di “spazi in cui è ragionevole che solo le donne biologiche abbiano accesso”. Un riferimento più o meno implicito a casi di cronaca come quello avvenuto proprio in Scozia a inizio anno, dove un uomo colpevole di aver stuprato due donne era finito in un carcere femminile dopo aver effettuato la transizione di genere.

Il ripensamento dei laburisti sull’ideologia gender

C’è già chi parla di “inversione a U” per descrivere il nuovo posizionamento dei laburisti, soprattutto alla luce di quanto il partito avesse aderito acriticamente e spesso con esiti grotteschi alle posizioni più radicali del mondo Lgbt. Questo distanziamento e ripensamento potrebbe risultare rilevante, anche al di là dei contenuti espressi, anche semplicemente per aver aperto un dibattito politico laddove sembrava impossibile. Come nota Helen Lewis su The Atlantic: “Il partito laburista ha dato inizio a una seria conversazione democratica, dopo anni di implicito accordo con gli attivisti Lgbt che insistevano che nessun dibattito fosse accettabile”. Posizione ripresa in Italia anche dal Post: “Potrebbe essere l’inizio di un discorso più articolato e sfumato su un tema che specialmente nel mondo anglosassone è stato finora molto polarizzato”. E pensare che nel nostro Paese solamente fino a qualche tempo fa c’era chi voleva imporre una legge-bavaglio come il Ddl Zan proprio su questi temi.

Michele Iozzino

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