Roma, 11 gen – Il governo gialloverde è spaccato sulla Tav. La Lega è per il referendum in caso di parere negativo sui costi-benefici dell’opera; il M5S è contrario proprio all’alta velocità Torino-Lione.
Intanto, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli cerca di prendere tempo: “A fine gennaio penso che potrò avere l’analisi completa, andiamo a Bruxelles, facciamo tutte le nostre belle cose, torno da voi e ve la spiego”. Così il pentastellato ha risposto ad Agorà su RaiTre alla domanda su quando sarà completata l’analisi costi-benefici sulla Tav.
Ma temporeggiare non fa che rimandare lo scontro frontale con la Lega, che domani scenderà in piazza a Torino al fianco dei Sì Tav nel sit-in convocato dal governatore piddino Sergio Chiamparino.
In caso di parere negativo della relazione tecnica, anche Chiamparino si è detto pronto “a chiedere al Consiglio regionale di indire con apposita legge un referendum consultivo al quale, se riterranno, i colleghi di Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria potranno unirsi in modo da avere una grande giornata in cui tutto il Nord Italia si pronunci con un sì o un no alla decisione eventuale del governo di bloccare la Tav“.
Insomma, come la Lega, neanche il presidente della Regione Piemonte ha intenzione di perdere altro tempo.
“Non abbiamo mai nascosto di essere favorevoli alla Torino-Lione, abbiamo chiesto che venga utilizzato lo strumento democratico più bello di tutti, che è il referendum. Se i cittadini si esprimeranno a favore, bene, viceversa ne prenderemo atto e ci comporteremo di conseguenza”. Così Fabrizio Ricca, segretario della Lega torinese e consigliere comunale, che aggiunge: “Sulla Tav con M5S non c’è mai stata sintonia, noi pensiamo che se i piemontesi vogliono la Tav, la Tav si deve fare. Se M5S non è in grado di rispettare la volontà popolare cambi mestiere“.
“Domani – conferma Ricca – saremo in piazza come abbiamo fatto il 20 novembre scorso perché siamo a favore dell’opera. Se fosse stata una mobilitazione contro il governo, che sta facendo gli interessi del Paese, certo non ci saremmo andati ma poiché è una iniziativa apolitica a favore di un’opera non c’è ragione per non andarci”, conclude.
Ci saranno amministratori e sindaci “da tutte le regioni del Nord e perfino dalle Marche”. In piazza anche cittadini della Val di Susa con lo striscione “la Valsusa dice sì” “per uscire dal preconcetto che in Val Susa sono tutti no Tav”, spiegano gli organizzatori.
Dal canto loro, i tecnici che stanno studiando il progetto inchiodano i politici alle proprie responsabilità. Il professor Marco Ponti, capo della commissione per l’analisi costi-benefici della Tav, intervistato dal Corriere della Sera, precisa: “Noi non crediamo che la decisione debba seguire per forza l’analisi costi-benefici, che è solo uno strumento di comprensione. La decisione è politica. Come sempre”.
“Noi non abbiamo punti di vista. Noi abbiamo numeri. Altrimenti saremmo dei cialtroni. Conta la competenza, non la terzietà”, chiarisce poi Ponti in merito al fatto che i componenti della commissione sono contrari all’opera.
In passato, quando c’era stata un’apertura sulla fattibilità, “i numeri erano meno negativi e buttavano via meno soldi pubblici”, spiega. Oggi “ci sono meno soldi. Provi a pensare quanti migranti si possono salvare o quanti posti di lavoro si possono creare, con i denari della Tav”. Quanto ai posti di lavoro creati dalle grandi opere, conclude Ponti, “ne portano pochi in rapporto alla spesa. L’impatto sull’economia non può essere analizzato con la teoria del valore aggiunto. Il moltiplicatore occupazionale per le grandi opere di ingegneria civile è basso”.
Il tecnico infine rincara la dose: “Quei dati molto ottimistici sugli effetti economici della Torino-Lione sono il risultato delle analisi di valore aggiunto, che si chiama così perché per ogni euro pubblico speso calcola il moltiplicatore, ovvero quali imprese ci lavoreranno, appalti e subappalti, eccetera. Si tratta di un tipo di studi che ha sempre valore positivo, ma non può mai essere usato a supporto di una decisione sulla fattibilità dell’opera”.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
Ammetto di non essermi fatto un’idea precisa in relazione a queste grandi opere. Ma il solo fatto che lo zeccume dei centri “sociali” vi si opponga mi fa pensare che siano quantomeno utili… Se non proprio indispensabili.