Roma, 22 set – C’è forse una parola che meglio di “buonismo” riesce a descrivere quel mix che fonde pensiero unico contemporaneo e vecchio spirito tafazziano italico, capace di vedere l’erba del vicino “sempre più verde”: autorazzismo. Se in politica il massimo esponente di questa tendenza è probabilmente Laura Boldrini, mentre sul piano “culturale” (perdonateci) il pensiero va ai Roberto Saviano di turno, per quanto riguarda il mondo dell’informazione l’Espresso, ma più in generale tutto il gruppo De Benedetti, vincono sicuramente l’oscar dell’anti italianità.
Per vent’anni avanguardia di quella parte d’Italia che andava all’estero a dire “sorry for Berlusconi” e girava per i Club Mediterranee con la maglietta “io non ho votato Berlusconi” tradotta in diciotto lingue diverse, oggi ecco il nuovo attacco a noi italiani “baffi neri e mandolino”: una bella foto a corredo di un articolo sulla corruzione politica in Germania, con il seguente testo: “Tedeschi a parole italiani nei fatti. Clientelismo e corruzione vanno di moda anche a Berlino“. Perché gli stereotipi e i luoghi comuni sono brutti si sa, non si usano: sono concessi solo se servono a denigrare ulteriormente l’Italia e farne una barzelletta più di quanto non sia già stato fatto.
E’ surreale che in una società dove si discute se la pubblicità ironica del Buondì Motta, in cui una madre viene schiacciata da un asteroide, sia offensiva o meno, dove le “battaglie” culturali vertono sulla nomenclatura al femminile dei vari ruoli istituzionali (sindaca, ministra etc), dove ogni singola minoranza e “sensibilità” ha il diritto di essere tutelata, dove vengono represse addirittura le “discriminazioni territoriali” causate da innocui cori da stadio, dove nonostante le statistiche parlino chiaro, è considerato “razzismo” associare l’aumento di crimini e stupri ad una maggiore presenza di immigrati, gli unici sui quali possa essere concesso fare del “razzismo” siano proprio gli italiani stessi.
Per fortuna l’autorazzismo dell’Espresso non è passato inosservato e in molti sui social, sotto al post pubblicato su Facebook e Twitter, hanno espresso la propria contrarietà. “Razzisti, andate in Germania e naturalizzatevi. Via dall’Italia e niente passaporto e nazionalità: non ne siete degni”, scrive un utente, un altro augura all’Espresso di “fallire presto”. E’ tutto un susseguirsi di “vergogna” e auguri di fallimento, ma c’è anche chi ricorda gli scandali Siemens e Volkswagen, a testimonianza della non estraneità germanica alla corruzione e alle tangenti.
Davide Di Stefano
1 commento
come i “tossici”…un eroinomane non potrà mai amare gli altri non amando in primis se stesso; così dietro tutta questa apparente xenofilia,non vi è affatto l’amore per l’allogeno,ma solo il disprezzo -spesso nemmeno tanto celato- per il proprio vicino o connazionale;
il problema è che almeno il tossico lo si può inviare a San Patrignano…