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Bloccare il Covid coi dispositivi individuali di sicurezza

by Redazione
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Covid mascherine

Lentamente ci stiamo abituando a utilizzare le mascherine nella vita di tutti i giorni, ma si fa ancora molta confusione su quelle che effettivamente si possono considerare come dispositivi di protezione individuale adatti per il trattamento del problema Covid e quelle che invece sono soltanto cosmetiche e in molti casi con effetti controproducenti.

Imparare a distinguere le varie tipologie di mascherina e le funzioni di strumenti come la valvola è importantissimo per affrontare con serenità quest’obbligo e riuscire a evitare il rischio di contagio, che è sempre in agguato nella vita di tutti i giorni. Meglio prevenire con lo spray e gel igienizzante su Maskhaze.

Perché si portano le mascherine

Il Covid-19 è si propaga attraverso il contatto delle mucose respiratorie, quindi bocca e naso, con particelle di saliva infette di chiamate droplet e che vengono comunemente prodotte durante la respirazione oppure mentre parliamo.

In pratica e mettiamo una nube di goccioline che possono portare al loro interno il virus, anche nel caso in cui siamo asintomatici e ancor di più se presentiamo evidenze della malattia.

Le mascherine impediscono questa trasmissione diretta, che è la fonte primaria di contagio, anche se purtroppo non è la sola e in alcuni casi non è sufficiente neanche l’utilizzo dei sistemi di protezione individuale.

Questo soprattutto quando ci si trova ad operare in ambienti molto affollati, oppure in cui la carica virale presente in aria e sulle superfici è altissima, come per esempio i reparti ospedalieri.

Le mascherine devono essere indossate con attenzione per coprire completamente naso e bocca, perché il rischio di emettere e inalare particelle cariche di virus è troppo alto per essere tollerato de esporre il prossimo al contagio può purtroppo portare a conseguenze letali.

Le mascherine operano sostanzialmente come delle reti che bloccano le goccioline di saliva, che sono considerevolmente più piccole rispetto ad esempio alla polvere e sono di solito praticamente impossibili da vedere a occhio nudo.

Infatti soltanto starnutendo possiamo produrre delle goccioline grandi che si possono notare controluce, mentre parlando è molto difficile accorgersi di emetterle.

Il flusso di ossigeno attraverso il tessuto della mascherina non viene alterato minimamente rispetto alla respirazione ordinaria, perché soltanto il 2% dell’aria non riesce a raggiungere i nostri polmoni. Questo semplicemente per il fatto che la mascherina ha una certa densità.

Al contrario di quanto alcuni vogliono far credere, invece, ben il 99% delle goccioline e delle particelle virali restano bloccate all’esterno oppure non riescono a passare nel caso delle ffp3, rendendo così praticamente impossibile il contagio.

Se si utilizzano invece mascherine fai da te non si riesce a ottenere nessun tipo di vantaggio, perché queste riescono a bloccare soltanto il particolato grosso, come ad esempio la segatura o la polvere di cemento, ma non le droplet.

Inoltre per capillarità l’umidità potrebbe far passare il virus attraverso il tessuto portandolo a contatto con le nostre mucose, oppure all’esterno dove il mezzo vettore può evaporare a causa del calore della respirazione reimmettendo le particelle infettive in circolo.

È quindi un comportamento responsabile portare soltanto mascherine che rispondono al 100% alle norme in materia di sicurezza, come le ffp2 e ffp3, che hanno una trama tale da bloccare tutti i contaminanti non molecolari.

Questo significa che ad esempio questo tipo di dispositivi non può bloccare anidride carbonica oppure vapori di idrocarburi, ma intrappola completamente le gocce di saliva e a maggior ragione il virus, che in questo caso può essere considerato come una particella macroscopica.

Quali sono i tipi di mascherina

Le mascherine che si possono utilizzare per combattere il contagio da Coronavirus sono di tipo ffp2 e kn95 oppure ffp3. Si utilizzano in contesti differenti ed hanno capacità di filtraggio e blocco delle particelle molto diverse tra loro, perché le prime due hanno un potere filtrante limitato e affidabilità per un tempo più breve, mentre le terze sono più adatte per ambienti con un elevato livello di rischio e un tempo di esposizione lungo.

Le droplet sono molto piccole ma non hanno una dimensione costante. In media quelle più grandi sono bloccate senza nessun problema dalle ffp2, con efficienza del 94-95%. In alcuni casi le particelle sono più piccole e portano una carica virale decisamente più bassa, ma riescono a superare la trama, cosa che invece impossibile con le ffp3 che bloccano il 99% del virus.

Per condizioni ordinarie, quindi per esempio per andare a fare la spesa oppure per fare una passeggiata, le mascherine ffp2 sono più che sufficienti e impediscono che si abbia un contatto con goccioline grossolane di saliva, abbattendo i rischi di contagio nella stragrande maggioranza dei casi. Se però si lavora al pubblico è bene utilizzare le ffp3.

Questo tipo di mascherine presenta un grado di filtraggio più alto rispetto a quelle di classe inferiore e garantisce un livello di sicurezza più prolungato nel tempo.

Sono quindi adatte per ambienti con livello di rischio medio alto e in alcuni casi si possono utilizzare in combinazione con le ffp2 per incrementare i livelli di sicurezza, ad esempio quando ci si trova esposti a situazioni particolarmente pericolose, dove conviene avere un livello esterno sacrificabile.

Per un po’ di tempo è girata la voce che le mascherine impediscono la corretta respirazione, ma test strumentali hanno dimostrato che la saturazione del sangue di una persona che sta indossando questo tipo di dispositivi individuali è esattamente da stessa di chi invece respira senza protezione.

Tuttavia molte persone hanno riportato sensazioni sgradevoli indossando questo tipo di mascherine, ma il motivo è semplicemente legato al fatto che per loro natura le mascherine sono scarsamente traspiranti per l’umidità, che quindi tende ad accumularsi allora interno.

Questa è proprio una proprietà intrinseca delle mascherine e non un loro difetto di costruzione. Quando si è costretti a portarle per lunghi periodi di tempo questo può diventare un problema che può dare davvero fastidio a molti.

La soluzione in questo caso è semplicemente quella di scegliere una mascherina dotata di valvola. Si tratta semplicemente di uno sfogo per l’umidità, che però deve essere utilizzato con un certo criterio.

Aprire la superficie della mascherina, infatti, espone le persone intorno ad una possibile contaminazione e quindi è un gesto che deve essere fatto soltanto quando l’ambiente lo consente e non deve essere tenuta sempre aperta.

Bastano pochi secondi per far spurgare l’umidità e riportare le condizioni interne della mascherina allo stato ottimale, evitandoci così di avere la sgradevole sensazione legata alla saturazione di umidità all’interno dello spazio ristretto, che in alcuni casi può effettivamente risultare fastidiosa e produrre anche delle irritazioni cutanee.

Mascherine e igiene

Impedire alle goccioline di saliva di giungere a contatto con il nostro sistema respiratorio è la soluzione migliore per abbattere il rischio di contrarre il Coronavirus, ma non è sempre sufficiente, perché esiste una forma di contaminazione secondaria che può risultare particolarmente pericolosa, soprattutto per chi è costantemente a contatto con superfici non sicure.

Il Coronavirus, infatti, sopravvive nelle gocce di saliva ma riesce a sopportare per una certa quantità di tempo anche l’esposizione all’aria su superfici come porte, maniglie, campanelli, corrimano e altre. Inoltre è possibile che le nostre mani arrivino in contatto con una nube di aerosol e intercettandola rimangano contaminate.

La carica virale può essere sufficiente per causare un’infezione e quindi è sempre opportuno seguire una profilassi rigorosa ogni volta che si ha a che fare con una superficie potenzialmente sospetta o ci si trova in uno spazio condiviso.

Gli ambienti devono essere sanificati utilizzando ipoclorito di sodio, ozono e soluzioni idroalcoliche apposite, ma non è sufficiente come garanzia di sicurezza, perché possono sempre restare zone esposte, oppure semplicemente il disinfettante potrebbe aver perso di efficacia nel tempo.

Per sicurezza bisogna sempre lavarsi le mani approfonditamente utilizzando detergenti e saponi sicuri, eliminando anche ogni traccia di sporco da sotto le unghie e dai polsi. Non bastano pochi secondi e una sciacquata con acqua fredda per rimuovere il virus, perché è stato dimostrato che la carica presente sulla pelle non risente minimamente di interventi così superficiali.

Per la sicurezza nostra e degli altri è importante lavarsi per bene le mani sotto abbondante acqua corrente e farlo più volte al giorno, approfittando anche degli erogatori di disinfettante che sono disponibili all’ingresso di ogni attività pubblica e ufficio per abbattere in maniera sostanziale la carica virale e non rischiare quindi inutilmente il contagio.

Indossare dispositivi di sicurezza personali e lavarsi le mani, disinfettandole spesso con il gel e l’aerosol idroalcolici come quelli che si trovano sul portale sono comportamenti ai quali dobbiamo abituarci in attesa che siano disponibili sufficienti dosi di vaccino per raggiungere l’immunità di gruppo e lasciarci finalmente alle spalle questo brutto periodo.

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