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Milan, 125 anni tra inferno e paradiso

by Roberto Johnny Bresso
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“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”

Herbert Kilpin

Roma, 8 dic – Il 16 dicembre 1899 (data convenzionale scelta dalla società, ma alcune fonti indicano il 13 ed altre il 18) nasceva a Milano il Milan Foot Ball and Cricket Club, una delle più antiche e gloriose squadre di calcio italiane, che oggi tutti conosciamo come Associazione Calcio Milan.

Una fredda sera di dicembre…

In quella fredda sera di dicembre di 125 anni anni fa si radunarono infatti alla Fiaschetteria Toscana di via Berchet a Milano un gruppo di italiani e di inglesi che volevano portare anche nel capoluogo lombardo il gioco del calcio. Così come era già stato fatto in altre città, specialmente Genova e Torino. Primo Presidente del club venne nominato Alfred Ormond Edwards (colui che portava in dote soldi ed influenza sociale). Mentre la sezione cricket (che allora andava per la maggiore tra i britannici) venne affidata a Edward Nathan Berra.

Il vero motore di tutto questo fu Herbert Kilpin, un quasi trentenne di Nottingham che pochi anni prima si era trasferito a Torino per lavorare come tecnico tessile, prima di trasferirsi a Milano. Grande appassionato di calcio, aveva già giocato nell’Internazionale Torino ed ora voleva creare una squadra tutta sua. Divenne così il primo capitano ed allenatore del Milan, nonché l’ideatore della casacca rossonera.

Il resto, come si suol dire, è storia. La sua vicenda, a lungo dimenticata, è rimasta ben viva nella sua città natale. Mentre a Milano la riscoperta la si deve al più grande studioso di storia milanista, Luigi La Rocca, e ad un gruppo di tifosi da sempre legati all’identità milanista. Così le sue spoglie mortali sono prima state trasferite al Cimitero Monumentale e da questo mese finalmente riposeranno al Famedio. Ovvero dove sono sepolti i cittadini che più hanno dato lustro alla città meneghina.

Il Milan e un legame che va oltre il pallone

Da quel lontano 1899 il Milan è divenuto una leggenda del calcio mondiale, alzando anche 7 Coppe dei Campioni, oltre che 19 Scudetti. Ma tutto questo lo potete leggere un po’ ovunque ed è in gran parte storia ben nota. Io voglio parlare oggi del mio legame con il Milan, che è un legame che va ben al di là del tifo. È più un legame profondo che esula anche dal calcio stesso, per abbracciare la storia, l’identità e la passione di una intera comunità.

Se spesso si dice che cani e gatti tendano ad assomigliare alle persone con le quali vivono, lo stesso, a mio avviso, si può dire per le squadre di calcio. In questo mi sento totalmente e visceralmente milanista. In fondo è la squadra che ti sceglie, non viceversa. Una squadra che ha sempre vissuto tra i due estremi, quello del Paradiso e quello dell’Inferno. In fondo nasce appunto come squadra di diavoli. Quindi va da sé che all’Inferno ci si sia trovata spesso e che i suoi tifosi lo abbiano accettato di buon grado, in maniera quasi fideistica.

Ma poi ci sono state così tante escursioni in Paradiso, da far pensare che fosse stato sempre quello il suo destino. Il Milan degli Olandesi con Arrigo Sacchi, il Milan degli Invincibili di Fabio Capello, il Milan di Carlo Ancelotti che vince una Champions League battendo in semifinale l’Inter ed in finale la Juventus. Ma anche il Milan che non vince lo Scudetto per 44 anni, il Milan che retrocede per il calcio scommesse e poi sprofonda di nuovo in B sul campo. Il Milan che perde ad Istanbul contro il Liverpool dopo essere stato in vantaggio 3-0. Eppure dopo due anni si prende la sua rivincita.

Mille di questi anni!

Il Milan operaio casciavit che si contrappone all’Inter borghese bauscia. La Fossa dei Leoni, le Brigate Rossonere ed i Commandos Tigre. Gli 80 mila in trasferta a Barcellona nel 1989 per tornare a vincere dopo vent’anni da Gianni Rivera la “Coppa dalle grandi orecchie”. Ma anche i 50 mila (ed io sono fieramente uno di essi, grazie a mio papà) che nel 1982 vedono la Cavese espugnare San Siro nella serie cadetta. E sopra tutti tre numi tutelari: il già citato Herbert Kilpin, Silvio Berlusconi (il più grande presidente della storia del calcio) e Franco Baresi. Baresi è il Milan, l’unica vera Bandiera e l’unico vero Capitano. Colui che, rimasto orfano in tenera età, è stato adottato dal club, che ha scelto di servire negli anni più bui, per poi diventare l’emblema dei trionfi più belli.

E allora mille di questi anni caro, vecchio Diavolo! In Paradiso o all’Inferno io sarò sempre insieme a te, perché senza di te la mia vita non sarebbe mai stata così appassionante.

Roberto Johnny Bresso

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