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Per una nuova epica politica: “Trumpismo esoterico”

by Michele Iozzino
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Roma, 9 dic – Siamo nell’atto secondo dell’epoca trumpiana. Il mese che ci separa dalla rielezione di The Donald è stato così saturo da notizie, annunci e indiscrezioni sulla sua prossima presidenza da sembrare essersi dilatato a dismisura. Attorno a lui si sono coagulate talmente tante aspettative o paure da renderlo immagine di qualcosa di più di un semplice politico. Così le lenti per leggere il fenomeno Trump diventano altre, quelle di una lotta cosmica. O almeno, queste sono quelle usate da Constantin von Hoffmeister nel suo Trumpismo esoterico.

Re-immaginare Trump alla luce del mito

A dirla tutta c’è poco di effettivamente esoterico nel libro di von Hoffmeister, uscito a inizio anno per Arktos e pubblicato in Italia da Passaggio al Bosco. Il saggio non è uno scavo alla ricerca di riferimenti misterici o iniziatici in quello che fa Trump, né il ritratto che ne viene fuori è quello di un “guenonismo più le divisione blindate” tracciato ne Il mattino dei maghi per ben altri scenari. Non che questo sia un male, anzi. Più che un tentativo di cercare il mito in Trump, quello di von Hoffmeister è un tentativo di re-immaginare Trump alla luce del mito. Così il tycoon diventa un “paladino del popolo, faro di speranza in tempi colmi di trepidazione”, eroe di un’epoca di ferro e barbarie come il Conan uscito dalla penna di Howard. Le paranoie woke, tra cancel culture e riscrittura della realtà, diventano “un’eclissi evocata dagli stregoni del nostro tempo”, la quale “va ora velando gli scorci un tempo limpidi sul nostro passato, distorcendo le forme e le figure che in precedenza si ergevano come stoiche sentinelle della storia”.

Pregi e difetti di Trumpismo politico

Von Hoffmeister riesce a creare uno stile immaginifico, che spazia dall’heroic fantasy all’Apocalisse biblica, dagli orrori cosmici di Lovecraft alle atmosfere crepuscolari di Poe. Un nuovo epos trumpiano che riesce a pescare nella cultura di massa, facendone emergere quegli aspetti profondi che rendono quest’ultima un mito moderno. A ciò si aggiungono riferimenti meno scontati, come quelli all’archeofuturismo di Faye, a Spengler e perfino a Mussolini. Quello che viene da chiedersi, però, è se Trump ne sia effettivamente all’altezza. Anche al di là di aspetti problematici che nel libro di von Hoffmeister vengono comunque celebrati, come può essere ad esempio la promessa di un disimpegno in Ucraina, l’entusiasmo intorno a Trump non sembra giustificato dalle sue azioni. In fondo, tutto sembra rimpicciolirsi e perdere peso una volta che si vede più da vicino. Così come il ritratto di una America allo sfacelo, giunta alle tappe finali del suo declino, sembra distante dalla realtà (non che questo sia necessariamente un bene). Insomma, se il grande conflitto epocale si dovesse ridurre a far piangere sui social una disadattata dai capelli blu sarebbe ben poca roba.

“La poesia penetra più lontano della conoscenza”

Come giustamente ha fatto notare Progetto Razzia, Trump è qualcosa di più dello stesso Trump, nel senso che è riuscito a canalizzare su di sé forze e speranze che in qualche modo lo superano. Nei suoi elettori emerge l’idea di un “patto tradito”, con i democratici che avrebbero scosso le fondamenta stesse dell’America – benessere economico e libertà personali e i vecchi repubblicani rimasti lì a guardare: “a forza di mormorii sommessi bisbigliati nell’oscurati e parole come miele avvelenato, i Democratici diffusero l’idea di un nuovo ordine, in cui l’individuo diveniva soverchiabile da un presunto ‘bene comune’”. Ma questa, per certi versi, è la versione ribaltata di ciò che Trump rappresenta per i progressisti, cioè una svolta autoritaria che metterebbe a rischio i diritti di ciascuno. A cambiare sono i “diritti”, per i primi cose come poter portare armi, per i secondi pretendere che anche le donne possano avere il cazzo o amenità simili. Per quanto sia lapalissiano che ci sia una disparità, ovviamente a favore dei primi, è pur vero che questo non basta. Anzi, si rischia di scambiare una versione meno aggiornata del sistema come l’obbiettivo da raggiungere, senza mettere in discussione il sistema stesso. Tuttavia sarebbe sbagliato essere troppo duri con il libro di von Hoffmeister. La capacità di creare un immaginario eroico e mitico per Trump, capace di affascinare, mobilitare e impressionare anche al di là di Trump è già di per sé un valore. A patto di saperne vedere le contraddizioni e non prendersi troppo sul serio, senza rimanere succubi delle proprie stesse visioni. In fondo, come scriveva Jünger, “la poesia penetra più lontano della conoscenza”.

Michele Iozzino

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