Home » I referendum dell’8 e 9 giugno: qualche riflessione

I referendum dell’8 e 9 giugno: qualche riflessione

by Guido Taietti
0 commento
referendum

Roma, 5 mag – Come il lettore saprà l’8 e 9 giugno si voterà per 5 quesiti referendari proposti da CGIL e da comitati civici. I temi dei referendum riguardano il lavoro e la cittadinanza, ma ad un animo malizioso potrebbero alimentare qualche retropensiero che proveremo a sviscerare nelle prossime righe.

Analisi dei quesiti del referendum

Il primo quesito riguarda il reintegro nel posto di lavoro per licenziamento ingiustificato, il secondo intende eliminare il tetto agli indennizzi nei licenziamenti delle piccole imprese, il terzo intende contenere la proliferazione e l’abuso dei contratti a termine, il quarto estende la responsabilità delle imprese negli appalti in merito agli infortuni; infine il quinto, prevede la riduzione da 10 a 5 anni del requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana. I primi quattro quesiti sono sostanzialmente uno stralcio, o comunque una smentita, della direzione presa dal diritto del lavoro del nostro paese col Jobs Act: posizione legittima ma tuttavia è curioso ad esempio che il PD si faccia grande promotore di questi referendum dal momento che fu letteralmente il partito che impose il Jobs Act stesso alla propria maggioranza. Legittimo cambiare idea, ma non risulta grande dibattito nel partito sulla questione, nessuna riflessione o elaborazione che ci spieghi perché lo stesso partito voleva una cosa qualche anno fa e ora voglio l’opposto. Si potrebbe anche trovare curioso che la CGIL che tanto sembra odiare il Jobs Act abbia avuto come interlocutore partitico principale in questi anni proprio quel PD che però ne è stato l’artefice. Mah. Ad un occhio malizioso, e certamente noi lo siamo, verrebbe da pensare che il vero obbiettivo di questa ondata referendaria sia tentare il colpo gobbo da parte della sinistra italiana per ottenere quei 2 milioni di cittadinanze – e quindi votanti- extra che arriverebbero nel caso il quinto quesito diventasse norma. Tutto sommato i quattro quesiti sul lavoro, piuttosto popolari, agitati da una sinistra che certamente non ha fatto del lavoro la propria bandiera in questi anni sembrerebbero proprio l’artificio che possa aiutare a mobilitare le attenzioni e a superare l’ostacolo del quorum portando una massa di elettori magari interessati ai quesiti più sociali di questa tornata.

Cosa dobbiamo aspettarci

Ora, cosa dobbiamo sperare da questo referendum? Posto che in Italia è dubbia la legalità dell’invito all’astensione, è chiaro che il non raggiungimento del quorum oltre che essere l’eventualità più probabile è anche quantomeno accettabile benchè tuttavia forse vale la pena riflettere sull’eventualità e sul significato politico di una eventuale vittoria del NO, ad esempio, almeno sul quinto quesito. Certificherebbe l’impopolarità di una proposta che gli italiani hanno perfettamente capito non essere tanto un “referendum sulla cittadinanza”, quanto un referendum sull’immigrazione. E come tale va trattato. Inutile argomentare sulla sensatezza di 10, oppure 5 oppure 20 anni di residenza per ottenere la cittadinanza: si tratta, ovviamente, di un limite politico e come tale intrinsecamente discutibile. Quel che non è discutibile sono le conseguenze di una vittoria del SI in questo caso che darebbe aria ad uno schieramento immigrazionista che invece negli anni ha scontato la sempre maggiore impopolarità della propria visione del mondo e che è importante marginalizzare e indebolire.

Il referendum è sull’immigrazione

E’ discutibile la scelta del centrodestra di non prendere una posizione chiara sperando nel Quorum perché nelle ultime settimane cercare di non parlare del referendum sarà molto difficile e forse sarebbe stato più matura almeno provare a prendere una posizione intermedia. A destra, soprattutto nel mondo più radicale, si crea una inedita possibilità di occupare uno spazio pertanto parlando e prendendo posizione approfittando del silenzio della destra più istituzionale. Tuttavia, per tornare alla nostra posizione principale, è interessante notare che nonostante i quesiti siano cinque, il dibattito è monopolizzato dal quinto; segno che è chiaro a tutti che sia la cittadinanza il centro di questo appuntamento elettorale e quindi, ad avviso di chi scrive, è importante non farsi ingannare e concentrarsi su questo quesito. A questo proposito è nato da poco un “Comitato per il NO” con un sito che invitiamo a visitare perché è possibile trovare materiale, come volantini o manifesti, che si possono scaricare per organizzare rapidamente a livello locale un proprio comitato: qui il link.

Guido Taietti

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati