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“Razzismo anti-bianco nella nazionale francese”: la polemica che scuote il calcio

by Giuliano Lebelli
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Roma, 27 apr – I francesi lo chiamano “le fiasco de Knysna”. Knysna è la città sudafricana in cui, nel Mondiale 2010, aveva il ritiro la selezione transalpina, che in quella competizione fece malissimo. Secondo il giornalista sportivo Pierre Ménès, tuttavia, non si trattò solo di un disastro sportivo. Dietro c’era dell’altro. Addirittura del “razzismo anti-bianco”. Che quello spogliatoio fosse spaccato lo si sa da tempo. Tensioni che esplosero dopo che Nicolas Anelka fu messo fuori rosa in seguito ai suoi insulti al ct Raymond Domenech. Per protestare contro questa decisione, i giocatori inscenarono un incredibile “sciopero”, rifiutandosi di scendere dal bus per partecipare a un allenamento. Ma questo si sapeva.

Ora emerge che al centro delle tensioni ci sarebbe stato Yoann Gourcuff, giocatore attualmente al Rennes, con un passato anche nel Milan, che per un certo periodo fu indicato come il nuovo Zidane, di cui ricordava le movenze, ma, sembra, soltanto quelle, almeno nel lungo periodo. Ebbene, secondo quanto rivela Ménès, prima del match dell’Uruguay, Malouda avrebbe detto, nello spogliatoio: “Io sono disposto a difendere per Zidane, ma non voglio farlo per Gourcuff”. Chiosa il giornalista, in un’intervista a Ouest France: “Quello che questo gruppo o una parte di esso ha fatto a Gourcuff, prima della storia del bus, è ingiusto, non ci sono parole. È stato razzismo anti-bianco”.

L’intervistatore chiede se non si sia trattato anche di gelosia nei confronti di un giocatore che, all’epoca, aveva tutti gli occhi addosso. Risponde Ménès: “Sì, lo chiamavano ‘la nuova star’. Ma poi c’era anche il razzismo anti-bianco. Né più, né meno”. Addirittura, dopo che l’ex milanista si era lamentato del fatto che i compagni non gli passavano la palla e Domenech l’aveva rassicurato dicendo che non era vero, il ct aveva chiesto a un suo assistente di fare un montaggio video con tutte le azioni in cui i compagni servivano Gourcuff. Ma il collaboratore aveva risposto: “Non posso farlo, è praticamente impossibile”.

Giuliano Lebelli

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