Damasco, 27 apr. – Israele ha compiuto alcuni attacchi aerei nei pressi dell’aeroporto di Damasco, nella zona di Seventh Bridge, una ventina di chilometri a sud della capitale siriana. Una fortissima esplosione e subito dopo un grande incendio si sono verificati all’alba. Pare si sia trattato di almeno quattro incursioni da parte di Israele. A riferirlo sono fonti locali siriane, tra cui anche organismi vicini ai ribelli che si oppongono al presidente Assad.
Il ministro dell’intelligence dello stato ebraico Yisrael Katz, non ha né negato né confermato i raid, come da prassi. Negli ultimi tempi gli attacchi sono intensificati e sempre hanno come obiettivo le strutture logistiche delle milizie sciite di Hezbollah che sostengono militarmente l’esercito di Damasco, tra cui molti serbatoi di carburante e alcuni depositi di armi. Il ministro Katz si è limitato a dichiarare che le segnalazioni questo tipo di attacchi corrisponde alla politica di Israele per impedire che Hezbollah riesca a entrare in possesso delle armi sofisticate che gli vengono fornite da Teheran mediante aerei commerciali e militari.
Israele, ritenuto responsabile di condurre attacchi sempre più frequenti in Siria, non usa confermare i suoi interventi militari. Solo un anno fa, ad aprile 2016, il premier Benyamin Netanyahu ha ammesso per la prima volta di aver ordinato di attaccare decine di convogli che trasportavano le armi destinate a Hezbollah. E il mese scorso il ministro della Difesa Avigdor Liberman aveva dichiarato che le forze di difesa israeliane, effettuano incursioni in Siria per tre ragioni: quando Israele viene attaccato, per prevenire il trasferimento di armi e per evitare attacchi terroristici imminenti su Israele.
Il ministro Katz, parlando alla radio militare israeliana, ha anche aggiunto che “Ogni volta che riceviamo informazioni di intelligence sui piani di trasferire armi avanzate a Hezbollah, agiremo. Dobbiamo impedire all’Iran di stabilire una presenza militare in Siria”. Al momento non ci sono notizie di morti o feriti.