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A 40 anni dall’omicidio di Francesco Cecchin. Il suo ricordo nel servizio del Tg2 (Video)

by Davide Romano
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Roma, 17 giu – “Ci si aspetta sempre di più dalla Rai. Ma la libera verità di questo servizio sarebbe stato impensabile solo un anno fa. Grazie a Gennaro Sangiuliano e al suo Tg2”. Nelle parole di Giampaolo Rossi, membro del Cda Rai, la giusta sintesi sul servizio in ricordo di Francesco Cecchin andato in onda ieri sera. Perché se è vero che dalla Rai “sovranista” ci si aspetta sempre di più, va dato atto che al Tg2 di Gennaro Sangiuliano il coraggio non manca. Dall’intervista al “Rasputin di Putin” Aleksandr Dugin fino ai servizi su Ezra Pound o la Svezia multiculturale, l’informazione del secondo canale Rai ha inviato un forte segnale di discontinuità con il passato.

“Un ragazzino dagli occhi profondi”

“Francesco aveva diciassette anni, un ragazzino. Un ragazzino dagli occhi profondi e un fiume di passioni, il modellismo, gli amici, lo sport e la politica. Quella politica che gli costò la vita”, è l’apertura del servizio a firma Maurizio Martinelli, andato in onda ieri sera in occasione della ricorrenza della morte di Francesco Cecchin. Il giovane militante del Fronte della Gioventù si spense infatti “il 16 giugno del 1979, dopo 19 giorni di agonia. La notte del 28 maggio lo trovano in fin di vita su un ballatoio di via Montebuono a Roma, cinque metri al di sotto del piano stradale. Pochi istanti prima era lì con la sorella, una Fiat 850 bianca li affianca, dall’interno una voce: ‘E’ lui, prendetelo’. Francesco scappa”, prosegue la ricostruzione del Tg2.

Indagini fumose

“Il resto appartiene alle fumose indagini delle forze dell’ordine, una caduta accidentale dicono. Già, ma in fuga da chi?”, prosegue Martinelli. “Cecchin era un militante del Fronte della Gioventù, a fine maggio era stato aggredito da un gruppo di attivisti del Pci mentre affiggeva dei manifesti a piazza Vescovio. Schiaffi, insulti e minacce. Pochi giorni dopo l’agguato e la morte. Morte accidentale, una tesi che si sposterà presto come neve al sole“. Il servizio riporta poi quanto scritto il 19 giugno del 1979 sulle colonne di Repubblica: “Cecchin ha fratture multiple su tutto il corpo ma le gambe e le braccia sono intatte. E’ mai possibile che si sia lanciato di testa da un muretto come suggerisce l’esame delle lesioni?”.

Gli assassini non hanno mai pagato

“No non è possibile” continua Martinelli, “Francesco è stato pestato, sprangato e una volta privo di sensi lanciato nel vuoto. Sono i ragazzi del Fronte a ricostruire le fasi dell’agguato in un dossier che di fatto riapre le indagini. Alla sbarra finisce un militante del Pci, si chiama Stefano Marozza. E’ il proprietario della Fiat bianca. Sulle prime fornisce un alibi che non regge poi cambia versione. Nel gennaio 1981 verrà assolto per non aver commesso il fatto. Ma nelle motivazioni della sentenza i giudici puntano l’indice contro le forze dell’ordine. E’ convinzione della corte scrivono, che si sia trattato non di omicidio preterintenzionale ma di vero e proprio omicidio volontario. E ancora ‘appare incomprensibile la mancanza di ogni attività investigativa nell’ambito degli appartenenti alla fazione politica opposta da quelli della vittima”.

“Da quel 16 giugno sono passati quarant’anni”, conclude Martinelli, “a ricordare Francesco oggi una targa nei giardini di piazza Vescovio. I suoi assassini chiunque essi siano non hanno fatto un solo giorno di carcere“.

Davide Romano

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