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Alitalia, il governo: "Serve partner solido". Ce l'abbiamo già: si chiama Stato

by Filippo Burla
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Roma, 16 gen – Nessuna trattativa in esclusiva, per vendere c’è ancora margine. Il governo prende tempo sul dossier Alitalia, con la verosimile intenzione di lasciare la patata bollente al prossimo esecutivo che, altrettanto verosimilmente, sarà di un altro colore rispetto all’attuale a guida Pd.
“Le manifestazioni di interesse pervenute devono essere ulteriormente approfondite prima di poter procedere a una negoziazione in esclusiva”, si legge in una nota diramata dopo l’incontro che ieri ha visto seduti attorno ad un tavolo i ministri dello Sviluppo e dei Trasporti, Calenda e Delrio, con i commissari straordinari di Alitalia Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. “I ministri – prosegue la nota – hanno dato istruzione ai commissari di procedere velocemente in presenza di un’offerta solida e credibile”.
Non che queste offerte non siano arrivate, sia pur nelle generiche forme di manifestazioni di interesse. In pole position c’è sempre Lufthansa, che mira così a consolidare il suo primato nel mercato europeo. Seguono Air France (che ha sì smentito, ma ha comunque avuto accesso ai dati aziendali), l’americana Delta e il fondo Cerberus, mentre le difficoltà di Ryanair sembrano aver ormai escluso il vettore irlandese dalla corsa, ammesso che il vettore dell’istrionico O’Leary abbia mai avuto intenzione di correrla.
Comune denominatore la cura dimagrante che tutti gli offerenti propongono: la più precisa è stata la compagnia tedesca, che mette sul piatto 2mila licenziamenti, il taglio di molte rotte nazionali ed europee e pochi investimenti sul lungo raggio. Condizioni che gli altri soggetti in corsa non ritoccano al rialzo se non per pochi dettagli: segno che Alitalia è vista come una realtà regionale utile, al più, a “rifornire” di passeggeri scali intercontinentali come Parigi e Francoforte, confinando il nostro Paese ad un ruolo da comprimario.
Ecco allora spiegata la frenata: logico che nessun governo, specie se in campagna elettorale, intenda sobbarcarsi le colpe di un tale ridimensionamento. Tanto più che, sotto la gestione commissariale, Alitalia ha timidamente rimesse il naso al di fuori delle secche nelle quali sembrava impantanata da decenni. Prova ne siano i ricavi in costante aumento e il fatto che i 900 milioni di prestito-ponte stanziati pochi mesi fa non sono stati minimamente intaccati. Alitalia, insomma, nonostante l’amministrazione straordinaria sembra poter avere quel margine di autonomia operativa che non la costringe a doversi dare in sposa al più presto. Anzi, la ritrovata autosufficienza deporrebbe, in condizioni normali, per una diversa ipotesi: la riacquisizione della compagnia al patrimonio pubblico. Blasfemia, dopo i miliardi gettati in passato? Se Alitalia può reggersi sulle proprie gambe, uno Stato autorevole tutelerebbe una propria realtà che definire strategica è usare un eufemismo. Ammesso che questo Stato esista, beninteso.
Filippo Burla

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5 comments

remo 16 Gennaio 2018 - 7:44

era una vera e seria compagnia molti anni fa´,poi sono arrivati i compagni e mafiosi vari , e d oggi abbiamo questa triste verita´, grazie ai sindacati vari e politci ladri

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Raffo 16 Gennaio 2018 - 11:56

Certamente Filippo,la tua linea di pensiero è inattaccabile ed economicamente ineccepibile,se parlassimo di persone serie nei posti giusti , Alitalia sarebbe un diamante in giro per il mondo……..ora ti dico ,caro Filippo,cosa disse a me e a mia moglie una dirigente, fra le più importanti, del parco delle Alpi austriache……”abbiamo cercato una relazione con Alitalia per aprire punti informativi nei principali aereoporti,per portare i turisti , italiani e non ,in vacanza sui monti……nessuno ha saputo rispondermi,ho parlato con tanti dirigenti ,tutti incompetenti, avessi trovato una figura di supporto, magari ci fosse stata,uno scarica barile dietro l’altro ” . Diciamo, tornando a noi , cosa , presunta destra e sinistra ipocrita , hanno fatto diventare Alitalia……uno stipendificio per politici trombati,raccomandati vari , parenti e amanti e figli di papà…… neanche fossimo in università……… tanto in quegli anni pagava lo stato…… Per cui tanti dirigenti , spesso inutili, a scaldare le poltrone, piloti e personale di volo strapagati e viziati ,mentre in azienda mancavano le figure professionali essenziali, dai meccanici agli ingegneri , almeno qualcuno che capisse di avionica e tecnica……poi , nei momenti difficili , erano sempre i livelli basilari ad essere messi in mobilità tanto che molti aerei smisero di volare,non solo perché obsoleti,ma anche perché mancavano i ricambi………ora giunti alla canna del gas,ci si accorge che con un po’ di buonsenso si potrebbe fare tanto…….mancano però le competenze e la serietà…..o almeno le persone serie e competenti sono state messe dai mediocri in un angolo. “Povera Italia”.

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Luca 17 Gennaio 2018 - 10:17

Roma è inadatta a ospitare una compagnia aerea pubblica, la fa finire come l’atac. La base di Alitalia andava spostata a MXP che come hub era più idoneo. Non sono solo dirigenti e sindacati ad essere disonesti, tutti quelli che hanno potuto ne hanno approfittato

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Luca 17 Gennaio 2018 - 10:18

Aggiungo anche che esultare per i ricavi è abbastanza ridicolo senza guardare costi e indebitamento.

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Max 18 Gennaio 2018 - 10:39

Alitalia era (primi anni 80) un esempio.
Venivano da ogni parte del mondo, le altre compagnie aeree per studiare la nostra organizzazione e sopratutto l’aspetto della manutenzione che faceva della Compagnia Aerea Italiana la più sicura del mondo, si passa agli anni 90, privatizzazioni medicina contro lo Stato e le soc. Nazionali e l’appetito di qualche brianzoletto mezzo di sinistra mezzo… determina la lenta ed inesorabile discesa di tutto, meno lavoro, meno qualità dei servizi, meno sicurezza…la storia delle privatizzazioni termina con la vendita ad altre Compagnie (Nazionali) di paesi che ci voglioni coloni, altro che partner.
Quindi… Nazionalizzazione di alcune importanti imprese Italiane prima di farle diventare di altre Nazioni (o di fondi sovranazionali cosmopoliti usurai)
Ricostruzione dell’IRI (invidiata e temuta soc. Nazionale). Non ci sono alternative o colonizzati dai crucchi (quelli in contatto con i vari soros & c…) e/o degli champagnotti (quelli in contatto con i vari soros & c.) oppure orgogliosamente Italici.
Tra l’altro il debito pubblico (cit.Borghi) altro non è che il…RISPARMIO PRIVATO
– e non si riduce privatizzando beni redditizzi (ove reddito magg.int.passivi) perchè il mancato reddito dei beni venduti crea un buco,
– ne vendendo beni inutili (perchè non valgono nulla)
ne aumentando le tasse in periodi stagnanti (come l’attuale) perchè implica recessione e dim. di PIL (monti ha aumentato tasse e tagliato spese generando 13 dico 13 trimestri di recessione)
rimane la crescita fuori dall’euro

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