Roma, 16 mag – “Succederà come è accaduto con i cellulari nelle zone non raggiunte dalle linee telefoniche via cavo: le batterie renderanno inutili le reti elettriche tradizionali”. A parlare è Elon Musk, ad di Tesla Motors (già cofondatore di Paypal), che pochi giorni fa ha presentato Powerwall: un accumulatore di elettricità per uso residenziale, utile a immagazzinare energia da usare in periodi di scarsità o di prezzi elevati. Una batteria agli ioni di litio simile a quelle installate sui veicoli elettrici, che sarà commercializzata al prezzo di 3000 dollari nella versione da 7 kWh e di 3500 in quella da 10 kWh. A pochi giorni dalla presentazione siamo già oltre le 40000 prenotazioni, una “risposta travolgente” secondo Musk, che impegnerà gli stabilimenti almeno fino alla metà del 2016.
La Powerwall pesa oltre cento chili e viste le dimensioni ridotte può essere appesa al muro come una normale caldaia. Il sistema potrà essere ricaricato attraverso pannelli fotovoltaici o impianti di microgenerazione eolica, ma anche tramite la normale rete elettrica, per rilasciare energia in caso di blackout, mancanza di sole o vento e ancora durante le ore di picco del carico. Ovvero quando, in caso di tariffe a fasce orarie, il prezzo dell’elettricità per i consumatori è più elevato. Nella versione da 10 kWh, l’energia accumulata potrà far funzionare una TV al plasma per 30 ore o una lavatrice per 10 lavaggi, a patto di non superare la potenza di 2 kW. Un congegno particolarmente utile per utenti non connessi alla rete elettrica, o per cui l’operazione sarebbe troppo onerosa, ma che hanno la possibilità di sfruttare direttamente le fonti rinnovabili.
Non proprio una rivoluzione del resto: batterie di questo tipo esistono da tempo e hanno già un mercato ben identificato. Ma per quanto riguarda Powerwall, il prezzo senza dubbio competitivo e una garanzia di dieci anni rischiano di assestare un duro colpo alla concorrenza nonché aumentare sensibilmente la fascia di utilizzatori. C’è poi da considerare una rinnovata attenzione all’eventualità di certe circostanze catastrofiche, molto diffusa negli Stati Uniti e in crescita nel Vecchio continente, di cui ci siamo recentemente occupati anche su queste colonne.
Seppur non ci troviamo di fronte a un cambiamento radicale, la batteria di Tesla testimonia l’interesse dell’industria verso questo tipo di tecnologie, anche al di là del solo settore della mobilità sostenibile. Basti pensare all’evoluzione della domanda elettrica, le cui dinamiche recessive persistono in aree facilmente individuabili, e l’impatto della generazione distribuita nella gestione dei moderni sistemi elettrici. Per sua natura, la gestione delle reti energetiche va infatti incontro a una sempre maggiore complicazione e la possibilità di conservare energia è una eventualità su cui l’industria è impegnata, e in cerca di risultati, da tempo. Ovviamente, a oggi, la migliore batteria resta la rete elettrica tradizionale ma una diffusione su larga scala di ricerca e commercializzazione in queste tecnologie può avvicinare scenari futuribili di sicuro interesse per tutti. Soprattutto per i paesi che, al più presto, hanno intenzione di gestire in modo più efficiente il carico di energia elettrica e di ridurre la dipendenza dagli impianti di generazione più inquinanti.
Armando Haller