Torino, 12 apr.- Si può fare la partita perfetta lasciando quasi il 70% di possesso palla agli avversari? La Juventus che ha schiantato il Barcellona allo Stadium dimostra di sì, dando una lezione di calcio all’italiana ai profeti del tiki taka. I quali, va detto, sono apparsi spompati e a corto di idee. E qui si ripropone la questione filosofica di sempre: Barcellona nel pallone per demeriti propri o per meriti della Juventus? Difficile isolare una risposta singolare, è l’inerzia globale della partita, in tutti i suoi elementi, che ha determinato la figuraccia blaugrana.
Certo è che, a cose fatte, sembra sempre tutto facile: il Barcellona che ha preso tre pallini a Torino non era il vero Barcellona. Può darsi. Come può darsi che, se Iniesta avesse messo dentro quel pallone su magico passaggio filtrante di Messi, le energie svanite dei catalani sarebbero riapparse all’improvviso e oggi racconteremmo un’altra partita. Ma tra l’essere e il poter essere sta la manona di Buffon, 39 anni e non sentirli. Insomma, se il Barcellona non ha alzato la testa, è anche perché i campioni della Juventus hanno fatto di tutto per tenergliela bassa. I campioni, già. Il progresso della Juve, rispetto alle performance europee timide e impaurite di qualche tempo fa, è stato soprattutto mentale: c’era la consapevolezza di essere all’altezza dell’avversario e della competizione.
E questo deriva proprio dai campioni. Mandzukic, Khedira e Dani Alves hanno vinto cinque Champions in tre. La cosa non può non influire sull’approccio di tutto il collettivo. Se a tutto ciò si aggiunge un super Dybala, il resto è fatto. L’asso argentino non sarà, probabilmente, il nuovo Messi, in termini di numeri e vittorie (quasi inarrivabili quelli della Pulce), ma ieri sera ha sicuramente dimostrato di giocare in quella categoria, e non solo per i due gol stratosferici. A Paulo riesce facile tutto ciò che facile non è. In genere accadeva contro il Chievo, ora è riuscito a dimostrarlo contro il Barcellona.
Anche se l’ingrediente finale della vittoria bianconera resta sempre l’italianissima, granitica difesa. La solidità di Bonucci e Chiellini più la qualità di Dani Alves e Alex Sandro, oltre a San Gigi Buffon. In tutta la competizione hanno subito solo due gol. Al Camp Nou, per fare la frittata, dovrebbero subirne in una partita sola tre o quattro. Possibile? Sì, in quello stadio tutto è possibile. Chiedere, per informazioni, a Verratti. Quando decide di giocare e spingere sull’acceleratore, soprattutto in casa, il Barça può fare ciò che vuole. Ma di sicuro non sarà facile. Anzi, sarebbe un miracolo. E il fatto che nel match tra il Barcellona e un’italiana si debba ricorrere a questa parola per designare un’eventuale vittoria di Messi, Neymar e Suarez anziché per il contrario, è già una notizia.
Adriano Scianca