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Ecco perché la politica monetaria della Bce colpisce più l’Italia della Germania

by Filippo Burla
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Draghi nemico dell'ItaliaRoma, 15 giu – Dal “whatever it takes” allo scontro frontale con la Germania. La parabola di Draghi, nei suoi ormai quasi 5 anni alla guida della Bce, si snoda per ora attorno a questi due estremi. Nel mezzo, la politica monetaria di allentamento, dalle aste a condizioni favorevoli al bazooka miliardario del quantitative easing all’europea, che ha inondato di liquidità il mercato, azzerando i tassi di interesse ma non riuscendo – per errore di fondo nell’analisi delle cause – a far ripartire l’inflazione né, di converso, l’economia.

Nel frattempo, però, la politica dei tassi bassi questi tassi li ha davvero accompagnati sottoterra, portando al minimo i margini delle banche e facendo saltare la mosca al naso alla Germania. Non che le altre banche del vecchio continente navighino in migliori acque, come si può notare osservando i corsi di borsa degli ultimi tempi, ma si sa: se ad essere colpito è il cuore del padre-padrone dell’Ue, allora la voce grossa si sente eccome. In specie se le banche di Berlino navigano su una marea di derivati, una parte dei quali (forse anche una piccola percentuale, ma si parla comunque di miliardi) titoli tossici.

Ecco allora arrivare la contromossa della Bce, che sbugiarda la posizione tedesca ammettendo, allo stesso tempo, di non star perseguendo gli interessi di altri paesi come l’Italia. A rivelarlo è un approfondimento contenuto nel Bollettino periodico dell’Eurotower, del quale è stata data anticipazione forse proprio per mettere a tacere le critiche di Schaeuble e Weidmann. Nello studio si sottolinea che sì, i tassi bassi quasi azzerano i rendimenti, ma è anche vero che allo stesso tempo calano gli interessi da pagare sulle passività, cioé i debiti. In una situazione ottimale – a titolo di esempio: una famiglia con pari attivi e passivi – costi e benefici si compensano e danno somma zero. Per chi ha più attivi, come risparmi investiti in titoli, rispetto ai passivi, come mutui e altro. il calo dei rendimenti non è compensato dal calo degli interessi sui debiti.  Al contrario, invece, le famiglie più indebitante beneficiano della politica dei tassi bassi della Bce. Guarda il caso, chi rientra nella prima fattispecie? Le famiglie italiane. Chi invece nella seconda? Esatto: le famiglie tedesche, insieme alle francesi (entrambe quasi in pareggio, ma con la quota passivi più elevata rispetto a quella degli attivi) e alle spagnole, che guidano la non invidiabile classifica delle “cicale”.

Filippo Burla

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2 comments

Anonimo 18 Giugno 2016 - 12:13

Le famiglie Italiane oggi sono considerate come era considerato il meridione e soprattutto la Sicilia nel 1860 in poi in Italia e negli Usa basta ricordare il 1890 circa chiamati dagos erano trattati come le bestie …. studiamo un po’

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Mixend 18 Giugno 2016 - 12:16

Un po’ di rispetto verso il sud stava arrivando dal super cattivo della storia Italiana ……ma questo è un argomento tabù silenzio ….

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