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Cammelli al posto di mucche: così gli africani si adattano alla siccità

by Giuseppe De Santis
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siccità cammelli

Roma, 28 ar – La siccità che ha colpito l’Africa orientale sta creando danni enormi visto che, oltre a decimare i raccolti, sta facendo morire il bestiame che per molti è un importante fonte di sostentamento: tutto ciòl  ha conseguenze anche per l’Italia visto che in molti potrebbero essere tentati di emigrare nel nostro Paese.

Come gli africani stanno affrontando la siccità

La buona notizia però è che molti africani si stanno adattando e lo stanno facendo sostituendo le mucche con i cammelli. A capo di questa iniziativa c’è il governatore della contea di Samburu, in Kenya, il quale ha acquistato 4mila cammelli pagandoli 600 dollari l’uno e ha iniziato a distribuirli tra gli allevatori, ovvero i più colpiti dalla siccità, secondo un processo di distribuzione che avviene assegnando a ogni allevatore un numero, estraendo poi a sorte quelli assegnati.

I cammelli, uno strumento utile anche nel passato

Anche se già in passato alcuni allevatori hanno fatto uso di cammelli, adesso il loro impiego sta aumentando enormemente: questo perché questi animali si adattano benissimo a vivere in luoghi colpiti dalla mancanza d’acqua. Infatti mentre le mucche possono resistere solo due giorni senza bere,  i cammelli possono resistere per due settimane e possono rimanere anche giorni senza mangiare: insomma, possono sopravvivere anche se perdono il 30% del loro peso.

Come le mucche, anche i cammelli producono latte e lo fanno anche quando non bevono: un dettaglio importante, visto che gli allevatori usano il latte non solo per nutrirsi ma anche per venderlo.  Così grazie a questi animali possono avere un reddito anche quando l’area territoriale è arida. Quanto sta avvenendo in Africa orientale dimostra non solo la capacità di adattamento dei suoi abitanti ma anche la possibilità degli stati africani di aiutare i loro popoli. Il nostro governo potrebbe accellerare questo processo fornendo aiuti affinchè un numero maggiore di allevatori possa sostituire le proprie vacche.

Giuseppe De Santis

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