Roma, 25 lug – Benjamin Netanyahu, in visita negli Usa, ha ostentato sicurezza nel suo discorso al Congresso americano. Ma le sue parole, oltre ad essere distanti da una realtà molto più complicata, non hanno sortito solo effetti positivi. Perfino negli alleati numeri uno, gli Stati Uniti, le perplessità circa la politica di Israele nel contesto della guerra nella Striscia di Gaza.
Netanyahu al Congresso americano: “Vinceremo”
Come riporta l’Ansa, il primo ministro israeliano non ha usato mezze misure parlando ai deputati e senatori statunitensi: “Sono venuto qui per assicurarvi una cosa, che vinceremo e la nostra sarà una vittoria totale. Quello che sta accadendo non è uno scontro di civiltà, ma tra barbarie e civiltà, tra coloro che glorificano la morte e coloro che glorificano la vita. Per far trionfare le forze della civiltà, Usa e Israele devono stare insieme”. Tanti applausi, ma era quasi un protocollo visto il luogo dove è avvenuto il discorso.
Israele divide perfino gli americani
Meno “protocollari” – se così le si può definire – le critiche, come quella dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, che non ha avuto remore nel definirlo “il peggiore discorso al Congresso pronunciato da un leader straniero”. Aggiungendo poi che “le famiglie degli ostaggi vogliono un cessate il fuoco per riportarli a casa e noi ci auguriamo che il premier spenda il suo tempo a centrare questo obiettivo”. I dem, in generale, appaiono ambigui. Così si legge la mancata presidenza di Kamala Harris al discorso a Camere riunite, un atto che è stato contestato dall’attuale speaker Mike Johnson e definito scorretto verso il “nostro più grande alleato strategico.
Le elezioni sono dietro l’angolo, i dem devono recuperare (anche se i sondaggi all’improvviso sarebbero diventati, nella sfida con Donald Trump, tutti “pro Harris”) e la guerra è un argomento sensibile: anche così, probabilmente, si spiegano le perplessità statunitensi.
Alberto Celletti