Roma, 25 lug – La natura di cantastorie di Roberto Saviano è cosa ben nota. Lo scrittore, ben lungi dall’essere giornalista come si spaccia e lo spacciano da anni, a conti fatti ha raccontato eventi inventati, seppur ispirati alla realtà, come nel suo unico romanzo di successo, ossia Gomorra. La stessa wikipedia ha sempre “ballato” sulla definizione di “giornalista” per il sedicente Vate, che non sempre è apparsa nella sua descrizione nella pagina dell’enciclopedia online a lui dedicata (ora, tuttavia, siamo di nuovo nella fase positiva della qualifica). Ma insomma, indipendentemente dall’iscrizione di Saviano all’Ordine dei giornalisti, il suo lavoro esprime soprattutto racconti (che siano piacevoli da leggere o meno è altra questione) e non documentazioni giornalistiche. In ogni caso a Varese, ieri, qualcuno che ha avuto da sbattere in faccia al cantastorie Saviano il suo reale profilo, c’è stato.
“Cantastorie sporco”: lo striscione contro Saviano a Varese
Ovviamente l’accusa è di razzismo. Nel senso, lo striscione che definisce “cantastorie” il caro Saviano sarebbe razzista. Andando a leggere il testo completo, recita così: “Schifato da tutta Italia, cantastorie sporco come uno straccio di seconda mano, ecco lo stereotipo del buon napoletano”, e il razzismo risiederebbe nello “stereotipo” menzionato nel finale. Sebbene il taglio appaia abbastanza ironico a suo modo, dal momento che non esprime giudizi di valore sullo “stereotipo” di per sé. In ogni caso, al di là della qualifica politicamente corretta della sollevazione, è da notare come il personaggio stesso di Saviano abbia suscitato, negli anni, più antipatie di quanto i propositi originali di una quindicina d’anni fa si attendessero. Presentato come un “eroe antimafia”, lo scrittore si è in pochi anni vestito del ruolo di tuttologo, ovviamente sempre a favore dei diktat progressisti e sistemici (sulla globalizzazione, sul progressismo e sullo stesso immigrazionismo).
La Digos indaga sulla “estrema destra”
Puntuale come un orologio svizzero, le indagini della Digos sullo striscione immediatamente rimosso si sono concentrate sulla “mano estremista”. Ovviamente di destra. Le telecamere di sorveglianza già sono pronte a scattare, perché uno dei megafoni sistemici, si sa, non può mai essere toccato.