Roma, 6 ott – Alla fine la querelle sulla laurea di Dario Fabbri si è risolta con l’ammissione di quest’ultimo di non essere laureato. Ma il vero punto della questione è un altro: farla finita con gli oracoli televisivi.
Il caso Dario Fabbri
Complice anche la guerra in Ucraina, Dario Fabbri è diventato uno dei volti più riconoscibili della geopolitica italiana. Anzi, ha forse il merito di aver reso pop una disciplina che a lungo ha sofferto lo stigma di essere una “scienza nazista” e che per questo era rimasta relegata a pochi addetti ai lavori. Ospite fisso su La7, è presto divenuto uno degli analisti di fiducia di Enrico Mentana, tanto che quest’ultimo lo ha strappato alla storica rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo Limes, per affidargli Domino. A gettare qualche ombra su Fabbri ci ha pensato però l’economista e professore all’università di Pavia Riccardo Puglisi, mettendo in dubbio il fatto che fosse laureato. Il diretto interessato ha prima tentato di evitare la questione come qualcosa di strettamente personale, per poi rivelare, in un’intervista a Dissipatio, di non aver conseguito alcun titolo accademico. Questo nonostante venisse spesso indicato come in possesso di una laurea in scienze politiche.
Farla finita con gli oracoli televisivi
Una mancata laurea che Fabbri giustifica così: “Per me è stato indispensabile collocarmi fuori dall’accademia per sviluppare un pensiero diverso, estraneo alle relazioni internazionali e alla politologia. Ognuno segue il suo percorso, mi pare evidente”. Ora, per quanto la poca chiarezza in merito alla proprio laurea sia stata effettivamente una forzatura e una sorta di sgrammaticatura, la legittimità o meno delle analisi di Fabbri non dipende certamente dal possesso di un titolo di studio. Anzi, il rifiuto di un mondo accademico, percepito spesso come autoreferenziale e poco dinamico, è anche condivisibile. Il nodo nevralgico della questione è un altro, per certi versi espresso dallo stesso Puglisi per spiegare il perché della diatriba: “Sono rimasto assai esterrefatto di fronte al modo sontuosamente apodittico di ragionare da parte di Dario Fabbri”. Insomma, il punto è quella retorica oracolare fatta di battute taglienti e sentenze irrefutabili, con i tempi televisivi che impongono velocità e superficialità di argomentazioni. È il ricorso al “parere dell’esperto” che viene preso come un vaticinio, come verità indiscutibile anche quando non dimostrabile. È l’idea che il tecnico abbia sempre ragione ed esprima un sapere assoluto, al di sopra delle parti. Ciò non vuol dire che Fabbri sia un pessimo analista. Come tutti ha i suoi alti e i suoi bassi. Anzi, per descrivere l’esigenza di questo abbassamento televisivo c’è chi ha scherzato parlando di un Fabbri solare e un Fabbri lunare. Quello che conta, però, è non perdere di vista il fatto che la verità sia sempre un campo di battaglia.
Michele Iozzino