Roma, 5 ott – Ci mancava proprio, il parere di Anpi e Pd sul caos scatenato dai centri sociali a Torino. Tanto per non prendere mai le parti della legalità e di una vera pace, le due “entità” (anche se sarebbe più corretto definire tale la prima, senza una esistenza presente, a differenza – purtroppo – della seconda) si rifugiano sulla presunta violenza del governo, ovviamente lanciando il solito allarme fascista. Che non può mancare mai perché sta bene su tutto: come il sale, appunto.
Anpi e Pd con i vandali
Il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo la spara altissima e comicissima: “C’è il pericolo di una torsione autoritaria, oscurantista, nazionalista, che in questa misura richiama alcuni capisaldi del fascismo? La mia risposta è sì. La conferma è la sequela impressionante di provvedimenti sostanzialmente autoritari e repressivi del governo, ultime le cariche di Torino nei confronti degli studenti”. Il segretario del Pd Elly Schlein la spara altrettanto alta, ma obiettivamente meno ridicola: “Uso sproporzionato, illegittimo ed eccessivo della forza nei confronti di alcune centinaia di ragazzi. Mi sembra che questo governo insista soprattutto sugli elementi repressivi”. Ovviamente, meno ridicola non significa che non sia ridicola. È come una gara tra Gianni e Pinotto, insomma. Dove Gianni e Pinotto medesimi sono l’Anpi e il Pd. Che a dirla tutta, come sigla di duo cabarettistico non sarebbe male per nulla.
L’interrogazione parlamentare
I nudi e puri democratici non possono che vigilare sull’imminente minaccia della dittatura fascista in agguato. E allora annunciano che presenteranno un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per giustificare gli usi dei manganelli. Ovviamente, appena si vede un manganello si scatta sull’attenti e c’è il processo matematico di idiozia che si espande. “Il manganello c’è, ora vediamo l’olio di ricino”, dice Tomaso Montanari il rettore dell’Università di Siena Tomaso Montanari. Quello che diceva che la patria fa schifo, tanto per rinfrescare la memoria al lettore.
Alberto Celletti