Roma, 18 nov – Praticamente da che l’uomo ha conosciuto la socialità ha sentito il bisogno di ritrovarsi in luoghi nei quali sfuggire dalla routine quotidiana, siano essi bar, pub, taverne, locande, osterie etc… Ed una innovativa serie televisiva oltre quarant’anni fa ne colse magnificamente lo spirito, stiamo parlando di Cheers.
Cheers, dove tutti ti conoscono
Ai giovani di oggi magari questo nome dirà poco, ma è un prodotto che andrebbe assolutamente riscoperto (lo si può trovare attualmente su Paramount+) e quindi vediamo ora di raccontare la storia di un successo dirompente. Il format, ideato da James Burrows, Glen Charles e Les Charles, è elementare quanto geniale: ambientare un prodotto televisivo in un pub. La storia si svolge a Boston, probabilmente la più europea delle città statunitensi, precisamente al Cheers, pub ispirato al Bull & Finch, vera istituzione locale. Il pub è di proprietà di Sam Malone, interpretato da Ted Danson, un ex giocatore di baseball con un passato da alcolista ed intorno a lui si sviluppano le storie della cameriera Diane Chambers (con la quale avrà una complicata relazione amorosa) e dei vari avventori del locale. Inizialmente gli ascolti furono pessimi e la serie sembrava dovesse essere cancellata, ma le recensioni entusiastiche dei critici suscitarono l’interesse del pubblico fino alla definitiva esplosione: undici stagioni per un totale di 270 episodi, con perfino un remake spagnolo.
La popolarità della serie
Ma quale è il segreto di tale successo? Difficile trovarne uno solo. Chiunque appunto abbia mai avuto un locale di riferimento vi si potrà immediatamente riconoscere. Dopo il lavoro aver voglia di dimenticare per qualche ora tutti i problemi per entrare in un mondo sospeso nel quale trovare conforto non solamente in qualche birra ma anche nei discorsi con gli amici di sempre, con i baristi o semplicemente con qualche sconosciuto con il quale condividere magari una sola serata. Perché, come dice la celebre sigla di Cheers, “ogni tanto è bello andare dove tutti conoscono il tuo nome e sono felici di vederti”. Non vi suona familiare questa situazione? Non è esattamente come vi sentite quando entrate nel “vostro” bar? Sì, perché effettivamente lo sentite davvero un po’ vostro. Sensazione ben esemplificata dal personaggio di Norm (che non si perde una sola sera nel locale): ogni volta che fa il suo ingresso al pub tutti urlano il suo nome.
Altra spinta al successo lo si deve al fatto che all’epoca le sitcom erano fatte principalmente per far distrarre la gente per una mezz’ora e di fatto ogni puntata era praticamente a sé stante, mentre in Cheers (o Cin cin, come inizialmente venne chiamato in Italia) esiste un’evoluzione dei personaggi episodio dopo episodio. E stiamo parlando del 1982: niente dvd né tanto meno streaming, quindi si era costretti a non perdersi nemmeno un episodio per poter seguire pienamente l’evoluzione delle storie. Ovviamente ciò si concretizzava in ascolti record e quindi soldi dagli sponsor. La serie fu anche un trampolino di lancio per attori come Woody Harrelson e Kirstie Alley, che poi ebbero grande successo anche al cinema.
Undici anni sulla cresta dell’onda
Andata in onda per la prima volta nel 1982, chiuse i battenti nel 1993, quando Ted Danson annunciò di voler lasciare la serie per tentare nuove strade. Ma l’universo di Cheers non finì allora: nel 1987 si era già tentata la strada di uno spin-off, The Tortellis, sulla famiglia della cameriera italo americana Carla (interpretata da Rhea Perlman, per molti anni moglie di Danny DeVito), ma la serie non ebbe fortuna e venne cancellata dopo soli tredici episodi. Ben altra sorte ebbe invece Frasier: Frasier Crane, psichiatra e storico avventore del pub, alla fine di Cheers annuncia di voler tornare nella natale Seattle per condurre un programma radiofonico. Dal 1993 al 2004 per undici stagioni ci si immerge nella vita della famiglia Crane e fu un altro straordinario successo di critica e di pubblico, tanto che ora è in corso un seguito, con il nostro Frasier di ritorno a Boston e questa volta il suo pub di riferimento si chiama Mahoney’s. Kelsey Grammer, l’attore che lo interpreta, merita però una menzione a parte. Grammer ebbe un’infanzia tormentata, con il padre ucciso da un tassista, la sorella rapita, stuprata ed uccisa ed i due fratellastri morti durante un’immersione subacquea. Grammer quindi ebbe per decenni dipendenza da alcool e cocaina che lo portarono ad avere problemi con la legge. Nel mondo liberal di Hollywood costituisce poi un’eccezione, essendo da sempre schierato su posizioni vicine al Tea Party, al Partito Repubblicano ed al mondo libertario contro le interferenze governative nella vita privata, oltre ad aver espresso simpatia per Putin, Trump e la Brexit ed è inoltre scettico sul cambiamento climatico. Ah, se capitate a Boston è stato creato veramente il Cheers. Ok, è un’operazione commerciale ma una visita la merita comunque. E per concludere, non vi sembra il caso adesso di prendervi una pausa da tutto ciò che vi affligge, non vi piacerebbe andare dove tutti conoscono il vostro nome? Cheers!
Roberto Johnny Bresso