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Come faceva la Ong Open Arms a conoscere la posizione del naufragio di Josepha?

by Luigi Di Stefano
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Roma, 24 lug – Nel primo articolo abbiamo contestato la narrazione mediatica dell“l’Italia paga gli assassini che lasciano affogare una madre col figlio”, evidenziando che la donna e il bambino non erano affatto affogati. E questo è stato riconosciuto anche dal medico di bordo della Ong Open Arms (la donna era morta da ore, il bambino da poco). Nel secondo articolo abbiamo evidenziato, consultando lo storico dei dati AIS (Automatic Identification System ) su www.marinetraffic.com che la Open Arms dirigeva sul gommone almeno dalle ore 00:00 del giorno 17 luglio, quello del “salvataggio”, e che alle 03.18 UTC ha eseguito una deviazione che ha ritardato di tre ore e mezza il salvataggio di Josepha e il recupero delle due salme.
Ma il nostro account su marinetraffic non ci permetteva di ricostruire la rotta della Open Arms a prima delle 00:00 UTC del 17 luglio e nel frattempo erano venute alcune precisazioni: A) la Guardia Costiera libica aveva ammesso di aver lasciato in mare le due persone morte (per la loro legge le persone recuperate in mare devono essere “identificabili”. B) il responsabile della Open Arms ha dichiarato che si sono diretti sul relitto del gommone dopo aver intercettato le comunicazioni fra la nave Triades e la Guardia Costiera libica. La Triades è una nave commerciale che il giorno 16 luglio circa alle ore 13:30 UTC si trova in posizione per avvistare il gommone, e avvisa la Guardia Costiera libica, pur non prestando soccorso ma restando in vista alcune ore. La Guardia Costiera libica arriva sul posto (con a bordo una troupe tedesca) alle ore 22:00 UTC del giorno 16 luglio salvando le 158 persone in mare da circa 60 ore, ormai allo stremo.
Era quindi necessario risalire ai movimenti della Open Arms del giorno 16 luglio per verificare “quando” ha fatto rotta sul gommone, se come dichiarato al momento delle comunicazioni fra la Triades e la Guardia Costiera libica o in precedenza. E’ ovvio che senza sapere il punto geografico dove si trova il gommone, in mare aperto a 80 miglia nautiche dalla costa libica, non lo troverai mai. Abbiamo aperto un account a pagamento su marinetraffic che permette di avere lo storico dei movimenti delle navi per 30gg precedenti alla richiesta. Il risultato è che la Open Arms si dirige sul gommone fin dalle ore 01:14 UTC del giorno 16 luglio, quando attraversa proveniente dalla Spagna il Canale di Sicilia. E quindi almeno 12 ore prima che la Triades possa avvistare il gommone (circa le 13:30 UTC del giorno 16 luglio) e mandare l’allarme alla Guardia Costiera libica.

La cartina ricavata riportando le coordinate geografiche dei “punti nave” della Open Arms come risultano dalle tabelle scaricate da marinetraffic non lascia dubbi.
Per inciso: chiunque può aprirsi un account a pagamento su marinetraffic, scaricarsi gli stessi dati relativi a Open Arms e Triades, ricostruirsi la scena e verificare.
Resta quindi da chiarire:

  • Chi ha dato la posizione del gommone a Open Arms almeno dalle ore 01:14 UTC del 16 luglio, 12 ore prima che la Triades in viaggio per Misurata lo avvistasse.
  •  Perché la Open Arms diretta decisamente e a poche miglia dal gommone alle ore 03.38 UTC vira verso Est (a destra nell’immagine) allontanandosi dal gommone fino alle 04.41 UTC (circa 8/9 miglia) quando inverte la rotta e si dirige nuovamente sul gommone, dove arriva poco prima delle 07.00 UTC, e quindi ritardando il contatto di circa tre ore e mezza. Le operazioni di recupero (Open Arms ferma, 0,1 KTS) sono delle ore 07.10 UTC

Le ipotesi che si possono fare sono molte e non è questa la sede, lasciamo al lettore di farle.
E’ chiaro però che avendo lasciato gli scafisti il gommone in mare almeno da 60 ore (dall’arrivo della Guardia Costiera libica alle ore 22:00 UTC del 16 luglio, e quindi dalle ore 10:00 UTC del 14 luglio) la Open Arms, senza l’intervento casuale della Triades, avrebbe trovato la “Grande Strage in mare davanti alle telecamere” che ci si aspettava da quando l’Italia ha chiuso i porti alle Ong mettendo in crisi il lucroso traffico delle organizzazioni criminali.
La Open Arms è stata strumento inconsapevole o attore di questa vicenda? Lo dovrà decidere la Magistratura, ma è indubitabile che si stesse dirigendo verso il gommone almeno 12 ore prima che qualcuno ne conoscesse l’esistenza. Basta guardare il video della TV tedesca, coi bambini allo stremo che si gettano avidamente sulle bottiglie d’acqua per verificare che la Grande Strage in mare davanti alle telecamere era stata pianificata.

Ultima considerazione: per almeno tre giorni i media nazionali hanno fatto da cassa di risonanza su “l’Italia che paga gli assassini che lasciano affogare madre e figlio” in una campagna diretta contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Senza preoccuparsi minimamente di fare alcuna verifica, un deputato di LeU al seguito di Open Arms sul veliero Astral è arrivato a dire che la TV tedesca aveva “depistato” mentre già si avevano le prove in video che la Guardia Costiera libica (gli “assassini”) la Grande Strage in mare l’aveva impedita.
Luigi Di Stefano

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5 comments

Smontate le accuse della Ong: così i libici hanno provato a salvare i migranti - WordWeb 24 Luglio 2018 - 5:51

[…] Come faceva la Ong Open Arms a conoscere la posizione del naufragio di Josepha?  Il Primato Nazionale […]

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Marco 24 Luglio 2018 - 6:54

=Non ne fa mistero Carmelo Zuccaro, il procuratore capo di Catania che a partire dalla scorsa primavera ha incominciato a indagare su presunte collusioni tra Ong e il traffico di esseri umani quando, in occasione del convegno di Magistratura per la democrazia, traccia il quadro di quali siano oggi le problematiche che l’Italia incontra nel contrasto giudiziario al traffico organizzato dei migranti: «Va debellato in Libia, ma non basta la nostra collaborazione con questo Paese. Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla proliferazione dei centri di raccolta pieni di migranti pronti a partire e che vanno in pasto alle Ong».
Organizzazioni che secondo Zuccaro favoriscono il traffico proprio a causa della loro presenza serrata a ridosso delle acque libiche e spiega anche perché: «Le navi stazionano sempre più a ridosso della linea d’acqua libica per cui gommoni scadenti, spesso di fabbricazione cinese, possono essere mandati alla deriva anche senza scafisti, ma solo con i cosiddetti facilitatori mentre lo scafista spesso è uno dei migranti a bordo». È così che il pm catanese si spinge a monte di quel che succede prima dell’imbarco specificando che «la rete è più fitta e organizzata di quel che si crede perché coinvolge anche le organizzazioni criminali presenti sul territorio dei Paesi da cui provengono i migranti. Occorre quindi individuare chi interviene nelle fasi iniziali: coloro che vengono contattati dai migranti nei Paesi d’origine e di transito, per arrivare sino in Libia».= Naturalmente in questo caso un procuratore capo dicendo cose a “vanvera” deve essere degradato e messo alla berlina, vero ? La verità non è mai bianca o nera come pensate voi, in mezzo ci sono decine di tonalità grigie.

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Raffo 24 Luglio 2018 - 10:18

Che la vicenda sia una patacca servita su un piatto d’argento per allocchi comunistoidi del tipo skypd24 è oramai una certezza,che le ong siano associazioni ignobili e indegne è altrettanto vero,che il pd abbia trasformato l’Italia in una latrina negroide è una certezza……. auguri.

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blackwater 25 Luglio 2018 - 11:31

se posso in punta di piedi suggerire la mia ipotesi su quel ritardo di ben TRE ORE, che in mare possono davvero fare la differenza tra vivere o morire:
1) è stata una tattica della ONG per arrivare con le luce piena del giorno anzichè nel buio della notte e questo – a mio avviso – non tanto per filmare, ma per non essere sgamati come già a conoscenza di dove trovare il relitto: un ritrovamente in piena notte di un “relitto” del genere (invisibile agli ausili elettronici di bordo) penso avrebbe suscitato perplessità anche nel più accanito accoglione rossomagliettato.
2)rimane il mistero di tal Joseppa; fermo restando che il racconto per cui “avrebbe preferito rimanere sul gommone piuttosto di ritornare nei lager libici” (una delle tante boiate difuse dalla stampa di sinistra) era già assolutamente incredibile così come quello del volontario abbandono da parte della Guardia Costiera libica—appare molto probabile che costei sia stata portata sul posto dagli scafisti con completa collusione-connivenza con la ONG, ergo quelle tre ore di ritardo nei soccorsi sono probabilmente servite ad aspettare che la donna fosse posizionata sul relitto da qualche complice.
3) la fuga (con i conseguenti elevatissimi costi di navigazione) verso la Spagna da parte della ONG con solo UNA aspirante profuga a bordo,credo sia abbastanza emblematica di quanto questa vicenda sia probabilmente sfuggita di mano alla stessa ONG.
piccolo appunto; avete notato che nei vari report giornalistici tal Joseppa è sempre coricata su una piccola brandina da trasporto feriti durante tutti i giorni della navigazione? Davvero una nave ONG destinata al recupero naufraghi non dispone di una inferneria di bordo con dei letti veri e propri (pur di dimensioni non grandi) e questo con UNA sola persona da assistere a bordo ? Propaganda zero eh…
complimenti al valente Di Stefano per un articolo davvero emblematico su come si dovrebbe fare giornalismo d’inchiesta,cosa del resto abituale sul Primato Nazionale e completamente sconosciuta a tante altre testate online o cartacee.

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ong open arms - WordWeb 25 Luglio 2018 - 12:26

[…] Come faceva la Ong Open Arms a conoscere la posizione del naufragio di Josepha?  Il Primato Nazionale […]

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