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Stimoli nel sonno per estirpare il razzismo: arriva la “cura Ludovico”?

by Paolo Mauri
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image4Chicago, 30 mag – “Disimparare” il razzismo e il pregiudizio di genere durante il sonno. Ora si può. Su Science è stato pubblicato uno studio di un team della Northwestern University di Chicago che avrebbe dimostrato di poter ridurre in modo significativo il pregiudizio durante il sonno attraverso la somministrazione di alcuni suoni.

I ricercatori hanno coinvolto per una settimana 40 persone che sono state inizialmente valutate tramite prove e test per definire i loro livelli di razzismo e sessismo. Dopodiché è iniziata la prima sessione in cui ai soggetti sono state presentate delle immagini ritraenti dei volti associati a delle parole “anti-stereotipo”. I volti femminili sono stati abbinati a parole come “matematica” e “scienza” mentre volti di uomini e donne di colore sono state abbinati a parole positive e piacevoli come “sole” e “tramonto”.

L’Huffington Post, in uno slancio di sincerità, ha riportato la notizia citando opportunamente in apertura Brave New World di Aldous Huxley, che fino a oggi era per pudore considerato pubblicamente un riferimento negativo.

Nel corso di queste sessioni sono stati emessi dei suoni in associazione alle immagini: uno associato ai volti di donne, l’altro ai volti di persone di colore. Dopo questa “formazione” i soggetti sono stati invitati a dormire e dopo 90 minuti, una volta entrati nel sonno profondo, gli sono stati somministrati nuovamente i suoni precedentemente acquisiti. I risultati hanno fatto emergere una depolarizzazione: i punteggi si sono ridotti di un ulteriore 56% rispetto al loro punteggio di pre-sonno e sono rimasti ridotti di circa il 20% rispetto al loro riferimento iniziale anche dopo una settimana.

“Lo studio – evidenzia la ‘Bbc’ – ha dimostrato che questo metodo può essere utilizzato per rompere le abitudini di alcune persone, molto radicate nella memoria, nel rispondere in maniera pregiudiziale nei confronti di alcune questioni”.

Produrre cambiamenti duraturi in pregiudizi impliciti è impegnativo”, ha detto Galen Bodenhausen, professore di psicologia alla Northwestern, che ha anche co-autore dello studio. “Questi pregiudizi nascono dalla socializzazione a lungo termine, e sono spesso rafforzati dai mass media”. Gli psicologi Gordon Feld e Jan Born in una nota aggiungono: “I risultati mettono in evidenza l’ampio spettro di possibilità di incidere sui comportamenti indesiderati attraverso la riattivazione della memoria durante il sonno”. Ecco, indesiderati da chi? Non bisogna sottovalutare che nel sonno il soggetto è privo di qualsiasi coscienza intenzionale e così come con l’ipnosi è facilmente vulnerabile alla suggestione.

D’altronde, come afferma il Prof Paller, “ancora più importante è destinare la manipolazione a persone che rivestono posizioni di autorità nella società, come i giudici, funzionari di polizia e chi si occupa di assunzioni. Il loro inconscio dovrebbe essere valutato e poi ri-addestrato a credenze standard”.

Insomma siamo davanti ad un vero e proprio ricondizionamento mentale, una sorta di trattamento pari, ma inverso, a quello riservato ad Alex DeLarge, il protagonista del noto film di Kubrik “Arancia meccanica”, che veniva costretto, con le palpebre aperte forzatamente e l’Inno alla Gioia di Beethoven trasmesso incessantemente, a guardare immagini di guerra e di violenza che gli provocavano nausea e atroci sofferenze, in un meccanismo perverso di rinforzo negativo.

Per non parlare dell’ovvia conclusione “politica” che si può trarre dal giubilo con cui tale assurda ricerca è stata accolta: se per combattere il “razzismo” (o ciò che a torto o a ragione viene considerato tale) si deve ricorrere al condizionamento inconscio, non sarà forse perché contro di esso non si hanno più argomenti razionali?

Marta Stentella
Paolo Mauri

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nota1488 31 Maggio 2015 - 9:20

il sonno della ragione… genera antirazzismo

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