Roma, 8 lug – Ne abbiamo ormai visti a valanghe di film, fumetti, serie tv, romanzi e videogiochi sui morti che camminano. E’ davvero difficile trovarsi in una discussione sul mondo dell’orrore e non citare un’opera che parli di zombies. Queste figure tetre e oscure, questi mezzi vivi e mezzi morti, questi divoratori di carne, sono entrati nella cultura narrativa occidentale e non finiscono mai di stuzzicare sceneggiatori e romanzieri. E’ molto difficile però trovare una storia drammatica sui “vaganti”.
Se pensiamo a un film ambientato in un mondo post-apocalittico invaso da creature che divorano gli uomini, ci immaginiamo una storia ricca di sangue, sparatorie e paura. Non è questo il caso di “Maggie”, la prima prova drammatica dell’immortale Arnold Schwarznegger, un film che parla per la prima volta in maniera differente di questo tema narrativo. Un tema che noi tutti abbiamo sempre imparato a riconoscere con una chiave troppo scontata. Effettivamente la distribuzione italiana non ha aiutato molto a pubblicizzare questa novità. Innanzitutto la traduzione: si passa dal titolo originale americano (Maggie), all’incomprensibile “Contagious – Epidemia mortale”, con il solito “Schwarzy” nella classica versione da duro con tanto di fucile a pompa in pugno. Probabilmente i furbetti avranno voluto stuzzicare gli amanti dell’orrore-azione, i quali effettivamente sono un pubblico molto più adatto ad un film sugli zombies. Di certo, se dicessimo alle tante signorine, amanti del genere drammatico e strappalacrime, di venirsi a vedere un film su divoratori di uomini, probabilmente ci manderebbero a quel paese.
Una volta accomodati in poltrona, così, cominciamo a gustarci delle fantastiche ambientazioni, ci troviamo nel Midwest degli Stati Uniti e il nostro ormai vecchio Arnold è un fattore (Wade) con una figlia Maggie (Abigail Breslin) malata di un virus che sta contagiando gran parte dell’umanità, che nel giro di poche settimane la trasformerà in uno zombie. La ragazzina appare spaventata ma anche rassegnata, mentre suo padre non vuole perdersi d’animo e cerca di rassicurarla e che troveranno una soluzione. Scorrono i minuti e tutti abbiamo ancora in mente la locandina fuori dal cinema, quindi attendiamo un colpo di scena, una sparatoria, una mandria di morti viventi che invadono case e fattorie. Tutto questo non c’è nel film, perché “Contagious” non vuole parlarci dell’umanità che combatte un contagio mortale, né dei pochi eroi che tenteranno di salvarla. Il film vuole parlarci della storia di una famiglia che giorno dopo giorno vive nell’angoscia, nella rabbia e nel dolore, provocati da una malattia inguaribile, che trasformerà a breve un proprio caro in un mostro senz’anima e senza scrupoli.
Le interpretazioni di Schwarzenegger (Wade) e della Breslin valgono il prezzo del biglietto, entrambi riescono a sopperire anche una sceneggiatura con qualche sbavatura, che sicuramente avrebbe potuto fare di più. La prima prova alla regia di Henry Hobson è più che positiva, il giovane esordiente può sicuramente essere soddisfatto di sé stesso. Contagious è un esperimento più che riuscito, è un lungometraggio che potrà anche aver peccato di qualche imperfezione, ma che sicuramente ha aperto a nuovi scenari il panorama dell’horror movie. Ci sentiamo quindi di apprezzare in pieno la fantasia e il coraggio di aver portato sul grande schermo un prodotto nuovo, che potrebbe stuzzicare la fantasia di altri creatori di questo genere.
Mauro Pecchia
Contagious, un film drammatico sui morti viventi
111
previous post