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È nel nome di Marte e Venere che si rinnova la Patria

by La Redazione
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Roma, 11 nov – Roma rappresenta la più grande manifestazione di forze che la storia abbia mai conosciuto. Possiamo affermare che Roma abbia reso visibili e tangibili gli dèi, più in particolare le caratteristiche e gli attributi delle divinità. Tutta l’esperienza spazio-temporale di Roma è permeata di sacro, il mito diventa tutt’uno con la storia.
Roma discende da Enea, figlio di Venere, dea della bellezza e della fertilità. Venere madre dunque. Bellezza, armonia, fecondità, principio generatore della nostra stirpe. Enea approda sulle coste laziali, fonda una città (Lavinium) e dà origine ad una stirpe che arriverà fino a Romolo, fondatore di Roma. Romolo, che è figlio di Marte, in un preciso momento meta-storico traccia il solco di fondazione, fa un patto con Giove (tutore del diritto e della giustizia) e fonda Roma: in pratica prende un principio che si tramanda tramite il sangue da Enea, che prima di quel momento esiste solo in potenza, e lo rende manifesto e visibile. Lo afferma con la lotta, “mette in terra” il principio di Roma, che ha come “madre” Venere, e come “padre” Marte; traccia dei confini all’interno dei quali prenderà piede la “stirpe di Enea”.
Marte e Venere. Dall’Unione di queste due forze nasce Roma. Una civiltà caratterizzata da un ordine marziale, appunto, votata alla conquista e all’affermazione, fermamente inquadrata e difesa sempre sino all’estremo sacrificio. Conquista, ordine, difesa. Caratteristiche di “padre” Marte. Marte, invocato durante le battaglie, incarnandosi nei guerrieri, combatteva per Roma alla conquista della vittoria.
Una stirpe caratterizzata da bellezza ed armonia. Ancora oggi le aquile di marmo, le opere e le conquiste compiute dai romani lasciano a bocca aperta chiunque le guardi con occhio non superficiale. Bellezza, armonia, equilibrio di forme. Caratteristiche tipiche di “madre” Venere.
Roma rappresenta solo una delle diverse manifestazioni dell’unione di questi due principi. Un’unione cosmica che è alla base della nascita della nostra civiltà. Anche in natura è il seme a fecondare la madre terra. Ma è un atto marziale quello della rottura del guscio da parte del germoglio a permettere la vita. Senza questa “spinta”, propria di Marte, la vita esisterebbe solo in potenza, rimarrebbe nella terra senza uscire.
Nel 1918 fu la lotta, il sangue, il ferro ed il sacrificio di migliaia di giovani patrioti a “fecondare” la terra Italiana. Una terra che da sempre appartiene alla nostra stirpe ma che, ancora una volta, è stata messa in condizione di poter “dare vita” dall’Unione di Marte (la battaglia ed il sangue dei nostri padri) e Venere (Madre terra). Da questa unione si è ridestato a nuova vita lo spirito della stirpe e la ri-manifestazione del principio di Roma.
Sabato 3 novembre 2018 migliaia di giovani patrioti hanno sfilato in corteo, a Trieste, per ricordare quella grande vittoria e a chi ha avuto la fortuna di assistere e partecipare al corteo non saranno sfuggite la bellezza e l’armonia date da migliaia di bandiere tricolori sventolanti. Una bellezza caratterizzata anche da marzialita, ordine e disciplina. Al termine del corteo sono stati infine uniti una rosa (Venere) ed un ramo di cipresso (Marte) a loro volta poi legate indissolubilmente ad una corona di alloro: ancora una volta Marte e Venere vengono congiunte ed incarnate dalla nostra stirpe, nuovamente chiamate a partecipare alle vicende di questa terra e di questo popolo.
Marzio Boni

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È nel nome di Marte e Venere che si rinnova la Patria | Teseo 11 Novembre 2018 - 6:02

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