Vercelli, 25 feb – Il gay pride italiano si aprirà per la prima volta nella storia a Vercelli, per la prima volta nella storia della città. Ma rispetto alle altre sfilate dell'”orgoglio omosessuale” il Vercelli Pride avrà qualcosa di fortemente diverso dagli altri: include infatti anche gli immigrati che fanno parte del movimento Lgbt.
La variopinta kermesse omosessuale piemontese è stata ribattezzata per l’occasione “A Braccia Aperte”.
La presentazione dell’evento si è tenuta all’interno del palazzo della Provincia la scorsa settimana – la manifestazione, infatti, è patrocinata dalle istituzioni (a differenza ad esempio della provincia di Varese che si è rifiutata di dare il proprio appoggio “ufficiale” al gay pride della cittadina lombarda) Presenti all’evento vi erano Kennedy Omokegbe, rappresentante di colore della minoranza dei “rifugiati Lgbt” assieme a Giulia Bodo (presidente di Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia) e il suo vice Gabriele Mananchino.
Secondo il rappresentante degli “immigrati omosessuali” il Vercelli Pride “sarà una giornata di festa per tutti, espressione della massima libertà personale e sarà il primo Pride dedicato in particolare ai diritti dei migranti Lgbti+ che nei loro paesi sono perseguitati, uccisi e discriminati. Inoltre, almeno al momento, il Vercelli Pride è il primo ad aprire le celebrazioni dai 50 anni dei moti di Stonewall”
Gli organizzatori della parata in “onore” dei nuovi partecipanti alla sfilata hanno deciso di aggiungere alla celebre bandiera “arcobaleno” due colori: il nero e il marrone. Un richiamo al colore della loro pelle? Inutile dire che se questa idea fosse venuta ad un eterosessuale si sarebbe parlato di razzismo o di gaffe.
Invece, secondo Giulia Bodo, tale la scelta è stata fatta con grande sensibilità, per ricordare che in molti Paesi le persone omosessuali vengono perseguitate – in un cortocircuito totale che sceglie la via “più facile”, ovvero quella di “accogliere” chi scappa dalla propria cultura “retrograda” in un turbine di colore e inconsistenza come è il gay pride.
Ilaria Paoletti