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Geopolitica del Talmud

by Michele Iozzino
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Roma, 11 apr – I destini dell’Europa o, quantomeno, dell’Unione europea si giocano sul Talmud? Sorprendentemente, per qualcuno è così. In questi giorni stanno molto circolando le dichiarazioni di Ursula Von der Leyen per la quale i valori dell’Europa sarebbero quelli del Talmud. Un’affermazione che sarebbe, per alcuni, la prova provata del fatto che l’Ue rappresenti il Grande Satana, un disegno malvagio per spossessare le nazioni delle proprie identità e piegarle ad un eccesso di giudaismo. Anche se per qualcuno sarebbe vero l’opposto, cioè che la Von der Leyen non sia abbastanza talmudica, in quanto Grande Parodia – sempre satanica – del vero ebraismo. Ma vediamo di capirci qualcosa.

Cosa ha detto la Von der Leyen sul Talmud?

Andiamo con ordine, da dov’è spuntato il video della Von der Leyen? Il video è un brevissimo estratto di un discorso che la Presidente della Commissione europea tenne nel lontano 2022 all’Università israeliana Ben-Gurion del Negev quando ricevette una laurea honoris causa. Il passaggio incriminato, ovvero “i valori dell’Europa sono quelli del Talmud, è spiegato da quelli immediatamente successivi “del senso ebraico di responsabilità personale, di giustizia e di solidarietà”. Citando come esempi di legame tra la cultura ebraica e quella europea figure relativamente recenti come Veil, Arendt, Mahler, Kafka e Freud. Insomma, il riferimento al Talmud è inserito in un contesto più ampio, non è un pure e semplice (oltre che sbagliato sotto innumerevoli punti di vista) riconoscimento dell’ebraismo, in particolare dell’ebraismo rabbinico, come pietra angolare dell’Europa. Anzi, è uno dei pochissimi riferimenti effettivamente religiosi all’interno del suo discorso. Non per questo è meno colpevolizzante o straniante. Il punto di partenza della Von der Leyen è, nemmeno a dirlo, il lavaggio del carattere tedesco e l’eterno senso di colpa che ne consegue, ovviamente rappresentato nella Shoah. Mentre quello d’arrivo è una stucchevole paternale sul ruolo della democrazia e sul pericolo di un suo arretramento, con tanto di elogi invecchiati malissimo alla “vibrante democrazia” israeliana, alla sua “diversità”, e alla sua “resilienza ammirata in tutto il mondo”. Insomma, il problema non è solo il Talmud.

Ancora l’anti-Europa

Il tenore delle critiche alla Von der Leyen ricalcano invece una retorica, per così dire, assolutizzante. C’è, ad esempio, chi scrive: “La Von der Leyen dichiara che l’Ue è un corpo politico nato sui valori del Talmud. Il Talmud è il libro sacro degli ebrei in cui Gesù viene definito «bastardo» e la Madonna viene definita «prostituta»”. La faccenda sarebbe allora una faccenda dottrinale, un attacco all’Europa come Cristianità. Il Talmud è, infatti, il testo fondamentale – o, meglio, un corpus di testi – di quella sorta di “riforma” dell’ebraismo che fu il rabbinismo, posteriore allo stesso cristianesimo e profondamente critico verso quest’ultimo. Proprio la lettura del Talmud avrebbe fatto scrivere a Lutero un libro come Degli ebrei e le loro menzogne. Il tutto si trasforma in una sorta di guerra santa. L’Ue, se non addirittura all’Europa stessa, sarebbero il male assoluto. Non è un caso allora che le parole della Von der Leyen siano sbucate fuori ora che si è aperto un dibattito sull’Europa potenza, ora che – pur tra mille contraddizione – perfino a Bruxelles emergono direttrici interessanti come quelle del riarmo e dell’autonomia strategica, ora che la storia sembra essere tornata alle nostre latitudini. Assolutizzare il contenuto ideologico dell’Ue, negare all’Europa ogni spazio d’azione, farne un nemico più che politico, significa scegliere la strada dell’impotenza, della castrazione, di un rifiuto schizofrenico del mondo.

Le critiche di Dugin

Curiosamente c’è chi ha polemizzato con la Von der Leyen per i motivi opposti. Anche se in un’accezione non meno assolutizzante. Su X Alexander Dugin ha definito le parole della Presidente della Commissione come “assolutamente stupide”. Il motivo? “L’Europa woke, gay, pro-immigrazione, atea, disturbata mentalmente, pervertita, trasgressiva, immorale non ha niente a che vedere con il mondo giudaico tradizionale”. O, ancora, la Von der Leyen sarebbe stata irrispettosa verso gli ebrei per non essersi velata il capo, come invece prescriverebbe lo stesso Talmud. In questo senso, sarebbe “semplicemente satanica”. Al di là degli aspetti, se vogliamo, folkloristici e dei contenuti opposti rispetto a chi ha accusato la Von der Leyen di essere troppo talmudica, l’impostazione di fondo è la stessa. C’è la stessa volontà assolutizzante e moralizzante, lo stesso gioco di specchi che confonde sovrastruttura e struttura, lo stesso spirito anti-europeo che incolpa la nostra terra di essere la centrale del globalismo, del nichilismo, perfino del satanismo. Ma come involontariamente dimostra Dugin, l’effetto paradossale di tutto questo, di criticare l’Europa e l’Occidente perché artefici dei processi sradicanti e omologanti della modernità, è di portare avanti una narrazione non meno anti-identitaria. Contro l’Europa corrotta andrebbe bene qualsiasi innesto estraneo, anche il Talmud, purché velato di un qualche apparente tradizionalismo. Ad un universalismo se ne sostituisce un altro, che conduce invariabilmente all’autorazzismo e all’odio di sé.

Tornare ad essere europei

Come uscire allora da questo pantano? Le parole della Von der Leyen andrebbero criticate perché inserite in un contesto colpevolizzante, perché non abbastanza europee, non per intentare l’ennesimo processo all’Europa. Bisogna riaffermare le nostre radici, la nostra memoria millenaria, l’Europa come mito, missione e destino. Bisogna sostituire il riferimento al Talmud con quella agli autentici libri sacri degli europei che, come ricorda Dominique Venner, sono i poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea (a cui aggiungeremmo volentieri l’Eneide), i quali “traducono l’originalità del nostro stare nel mondo, il nostro modo di essere uomini e donne, davanti alla vita, la morte, la nascita, la città, il destino, insomma, il contenuto e il senso della nostra esistenza”. Fare come Enea e tornare alla nostra patria ancestrale, alla nostra origine, con lo stessa volontà di fondazione e lo stesso orgoglio per noi stessi. Insomma, tornare ad essere europei.

Michele Iozzino

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