I politici che, nel bene o nel male (quasi sempre nel male), hanno fatto la storia degli ultimi 20 anni, da Berlusconi a Renzi, da Salvini a Grillo, sono fuori da quella retorica. Magari lo sono, beninteso, perchรฉ a un’ideologia mendace hanno sostituito la non-ideologia, fatto sta che quel discorso non ha piรน appeal, non tira, appare vuoto e incomprensibile ai piรน. Gli unici libri che vendono parlando dei partigiani sono quelli che ne raccontano i crimini. E allora cosa resta? Restano finanziamenti pubblici a pioggia, una serie di strutture assistenziali legate a quella memoria e una lotta per l’egemonia nel micro-mondo dell’estrema sinistra. Nulla di piรน. Un tesoretto economico e politico per cui si scannano gli eredi, come nelle cattive famiglie quando muore il nonno ricco.
Ma qui non c’รจ alcuna ricchezza in palio, solo le ultime briciole del bottino, i rimasugli di un colpo gobbo riuscito tanti anni fa. In un sito legato ai centri sociali si legge che, con la presa di distanza dall’Anpi di Pd e comunitร ebraica, โfinalmente il 25 aprile torna a essere una festa antifascistaโ (cioรจ comunista, cosa che per tali ambiti riassume l’essenza dell’antifascismo in quanto tale, a dispetto della veritร storica). Capiamo il senso della polemica interna, ma, di fatto, bisogna pur ammettere che, se il 25 aprile ridiventa piรน radicalmente antifascista, lo fa alienandosi le simpatie dell’unico partito di massa di sinistra italiano. Il quale, certo, appare anche all’estrema sinistra corrotto, moderato, affarista, colluso, democristiano: ma รจ esattamente questo che รจ, per l’appunto, l’antifascismo. Ridiventare antifascisti, nell’ottica di tali settori militanti, significa quindi essere minoritari, marginali, rumorosi, magari, ma vecchi, superati, insignificanti. Sempre che gli americani non arrivino anche questa volta a salvargli il culo.
Adriano Scianca