Roma, 1 mar – Il futuro d’Europa è nelle armi. Questo dovrebbe essere chiaro a chiunque ha assistito alle immagini del colloquio Zelensky-Trump avvenuto ieri alla Casa Bianca. Il duro scontro tra il leader Ucraino e il duo Trump-Vance conferma ciò che era già nell’aria dall’inizio del conflitto: gli americani non sono mai stati “ideologicamente” coinvolti nel conflitto e non hanno mai “regalato” nulla a Kyiv.
Il futuro d’Europa è nelle armi
Donald Trump ha sempre criticato il livello di aiuti militari forniti a Kyiv, definendolo uno “spreco di risorse per gli americani”. Un’affermazione che resta tutta da dimostrare e che già aveva acceso le critiche del presidente francese Macron: sta di fatto che l’aiuto americano all’Ucraina resta nettamente inferiore a quello prestato dall’Europa. Inoltre gli aiuti americani sono stati utilizzati dall’Ucraina per acquistare armi ad aziende americane che poi le hanno spedite. Una “speculazione” più che un aiuto vero e proprio. E qui cade anche il teorema sulla svolta Trumpiana: ciò che sta avvenendo è esattamente ciò che si era preventivato dall’inizio con l’amministrazione Biden. Prestito e riscossione. As usual. Nonostante il botta e risposta in Casa Bianca che resterà nella storia – diremo comunque che Zelensky ha fatto qualcosa che nessun leader Europeo ha mai avuto l’ardire di fare (almeno dai tempi di Sigonella) – non ci può bastare starnazzare sul “bullismo” e il “gangsterismo” a stelle e strisce. Quand’è che questa presa di coscienza si trasformerà in una seria valutazione politica? Vale a dire: l’Europa deve investire nell’industria bellica. Un campo in cui l’Italia è ben posizionata.
L’industria bellica italiana
L’Italia con le sue aziende leader nel settore della difesa come Leonardo, Fincantieri e Beretta, può essere un pilastro di una nuova strategia europea di difesa che non passi più dall’ombrello americano. Un’Europa militarmente forte non solo sarebbe un deterrente molto più convincente dei gessetti colorati, ma anche una seria opportunità economica per l’Italia. Di cosa stiamo parlando? Di questo: Leonardo è tra i primi dieci gruppi mondiali nel settore della difesa e collabora con NATO e UE per progetti strategici; Fincantieri è il principale costruttore navale d’Europa e uno dei leader mondiali, con cantieri anche negli Stati Uniti; Beretta è la più antica azienda produttrice di armi al mondo ancora in attività e fornisce equipaggiamenti a forze armate di decine di nazioni, tra cui Stati Uniti, Turchia, Brasile, India e Messico (escludendo quelle europee). Parliamo per tutte e tre i giganti di miliardi di fatturato.
Una risposta ai bulli
Se qualcuno crede che la risposta al bullismo americano e ai suoi cagnolini russi possa essere creare una roccaforte del woke e del progressismo green qui in Europa sbaglia di grosso. Non ci sarà più Europa senza una forza bellica adeguata e indipendente. Forse anche il sovranismo nostrano deve smetterla di piangere per il “ruolo italiano” in Europa ed iniziare a spingere su un percorso che può portare questo paese a guidare un continente in armi, capace di difendere tutti i suoi confini e sfidare il nuovo (si fa per dire) allineamento Mosca-Washington.
Sergio Filacchioni