Roma, 7 ott – Facebook alle strette. A mettere nei guai il social network è stato un semplice cittadino, tale Max Schrems, 28enne viennese che ha portato la multinazionale di Zuckerberg davanti alla Corte di Giustizia dell’Ue.
Questa ha stabilito che l’accordo Ue-Usa, in base al quale 4mila società americane possono trasferire dati personali di cittadini europei nei loro server oltreatlantico, è illegale.
L’intesa, secondo i giudici, non tutela la privacy delle informazioni detenute da società private rispetto alle ingerenze delle agenzie Usa incaricate di proteggere la sicurezza nazionale. Insomma, si mette in discussione Safe Harbor, l’accordo tra Ue e Stati Uniti che consente alle imprese americane di conservare i dati personali degli utenti europei sia nella Ue che negli Usa.
Ma come la mettiamo con le ingerenze della Nsa rivelate da Snowden? I nostri dati, una volta trasferiti negli Usa, saranno al sicuro da controlli illegali da questa parte dell’Atlantico ma che sappiamo essere prassi sull’altra sponda? È quello che si è chiesto Schrems, che si è rivolto all’Authority per la privacy d’Irlanda dove hanno sede i server europei del social media.
Ma niente da fare: le sue istanze sono state respinte. Schrems ha allora portato la vicenda davanti alla Corte di giustizia di Lussemburgo, con i risultati che abbiamo visto. Si tratta di una sentenza che preoccupa Facebook, ma anche Apple, Google e Microsoft. I giudici europei hanno fatto presente che negli Usa le esigenze della sicurezza nazionale prevalgono “sul regime dell’approdo sicuro” per i dati privati dei cittadini europei.
Per questo i colossi del web sono obbligati a derogare “senza limiti, alle norme di tutela previste” con il rischio di “ingerenze da parte delle autorità pubbliche americane nei diritti fondamentali delle persone”. Per la Corte di Lussemburgo, “una normativa che consenta alle autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata”.
Facebook raccoglie i dati dei suoi utenti europei in un server che ha base in Irlanda e da lì li trasferisce negli Stati Uniti. Con questa sentenza, la Corte Ue ha rimesso alle autorità di controllo di Dublino di “esaminare la denuncia” del cittadino austriaco e di valutare se sia necessario “sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei verso gli Stati Uniti, poiché gli Usa non offrono un livello di protezione adeguato dei dati personali”.
Giorgio Nigra