A tal proposito, credo sia importante anche ricordare, certo per sommi capi, il percorso teorico-culturale teso a chiarire sempre meglio il concetto di nazione, e che ha rappresentato, per così dire, la base dottrinaria su cui ha poi finito per poggiare il lavoro del legislatore.
Non a caso, scorrendo le pagine di una importante raccolta documentaria edita qualche anno fa, emerge – il riferimento è a Mazzini – una concezione della nazione imperniata su di “una appartenenza ascrittiva (cioè dovuta a fattori che prescindono dalla scelta del singolo individuo); l’essenza biologica che connota l’appartenenza ad una stessa comunità (la medesima fisionomia); i caratteri culturali (la lingua) e naturali (il suolo) che le sono propri”[1], su cui poi innestare l’azione propriamente politica del voler-essere una nazione.
Ma sempre dalla stessa antologia vien fuori che la concezione mazziniana era largamente condivisa ad esempio da Manzoni (p. 141: “una [l’Italia] d’arme, di lingua, d’altare /Di memorie, di sangue e di cor”), Gioberti (p. 148: “v’ha bensì un’Italia e una stirpe italiana congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre”) e Francesco De Sanctis (p. 368: “saremo una nazione di ventisei milioni di uomini, una di lingua, di religione, di memorie, di coltura, d’ingegno e di tipo”).
Altrettanto significativa la voce “Nazione” data nel 1869 da Tommaseo e Bellini nel loro Dizionario: “Nazione, Schiatta d’uomini avente la medesima origine e parlante la lingua medesima. Unione di gente in vincolo di tradizioni civili, morali, intellettuali. Società di famiglie in vincolo comune e costante di discendenza, di tradizioni, d’affetti, di linguaggio, d’istituzione, di fatti, d’abitazione: massime d’abitazione e d’affetti. Quella è più propriam. Nazione, ove gli uomini hanno in comune la schiatta, la lingua, le leggi, e la potenza e la volontà d’eseguirle”[2].
A chiusura di questa sommaria, ma indicativa, ricostruzione, non si possono non citare le parole di Pasquale Stanislao Mancini, giurista e uomo politico al quale in buona sostanza si deve la stessa legge sulla cittadinanza dell’Italia post-unitaria.
Già nel 1851, all’interno del corso di Diritto internazionale e marittimo, tenuto presso la Regia Università di Torino, Mancini individuava le caratteristiche salienti del principio di nazionalità: “la regione, la razza, la lingua, le costumanze, la storia, le leggi, le religioni”. E quando si tratterà di discutere in parlamento le norme sulla cittadinanza, Mancini ribadirà con forza l’assoluta centralità del principio di nazionalità, affermando che “l’uomo nasce membro di una famiglia, e la nazione essendo un aggregato d famiglie, egli è cittadino di quella nazione a cui appartengono il padre suo, la sua famiglia. Il luogo dove si nasce, quello dove si ha domicilio o dimora, non hanno valore né significato. E sia lode al novello Codice, il quale ha reso omaggio a questo grande principio pronunciando essere italiano chi nasce, in qualunque luogo, da padre italiano, cioè di famiglia italiana”[3].
Giovanni Damiano
[1] A.M. Banti (a cura di), Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, Roma-Bari 2010, pp. 143-144. In un testo successivo, insistendo sulla crucialità, per Mazzini, della nascita come evento anche politicamente rilevante, in quanto colloca l’individuo all’interno della sua comunità nazionale e dona senso ai suoi legami con le generazioni passate, presenti e future di cui quella stessa comunità è composta, Banti arriva addirittura a parlare, sempre a proposito di Mazzini, di una “concezione biopolitica della nazione” (A.M. Banti, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo, Bari-Roma 2011, p. 17).
[2] Citata in A.M. Banti, La nazione del Risorgimento, Torino 2000, p. 166.
[3] Entrambe le citazioni in A.M. Banti, La nazione del Risorgimento, cit., rispettivamente pp. 163 e 169.
2 comments
Note quantomai fondamentali per qualsiasi partito o movimento che aspiri a fregiarsi dell’attributo “nazionalista”. Chi non pone la RAZZA al centro del concetto di nazione è un finto nazionalista, utile servo del mondialismo.
Nota1488 purtroppo non tutti studiano o meglio si studia sui libri di testo …e quindi non di testa
A buon intenditore…..