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Ius scholae, l’ultimo, triste capitombolo dei “sovranisti”?

by Alberto Celletti
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Roma, 21 ago – Vabbè che “sovranismo” è ad oggi una parolaccia, evitata come la peste non solo dalla politica di governo o parlamentare ma anche extra sedi istituzionali, ma è pur vero che il limite dell’indecenza è stato superato da un pezzo. Lo ius scholae è servito, almeno stando alle parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ius scholae dal Pd al centrodestra “sovranista”

Qualcuno potrebbe addirittura sostenere che il sovranismo in fin dei conti non c’entri nulla con lo ius scholae, ovvero lo “ius soli” basato sul compimento – per il bambino straniero – sul compimento di un ciclo di studi che già il Pd si lagnava di non aver approvato in passato (arrivando a sostenere che fosse questo il motivo della batosta elettorale del 2022) ma che ora potrebbe arrivare a compimento proprio per mano del governo di centrodestra.

Ovviamente, chi sostiene ciò commette un errore gravissimo: parte fondamentale dell’indipendenza e dell’effettivo potere sovrano di un Paese risiede nel suo sacrosanto diritto non solo a scegliere chi può entrare e chi no, ma anche chi possa godere del privilegio di diventare cittadino italiano. Una questione non da poco, vista l’umiliazione del concetto di “identità”, ormai ridotta a un pezzo di carta senza alcun valore umano, spirituale, cominitario. In ogni caso, il ministro assicura che “l’Italia è matura per lo ius scholae” affrettandosi a sottolineare come non ci sia “alcun accordo col Pd” nel merito. Sottolineando come la riforma non sia nel programma di governo: ” “Verissimo, non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c’è tutto, si possono arricchire”. E poi: “Non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee”.

Insomma, aperture ma anche mani avanti. Beninteso che stiamo parlando di aria fritta. Al momento, in Italia vige uno ius soli “leggero”, in pratica, visto che chiunque può chiedere la cittadinanza al diciottesimo anno di età.

L’ennesimo capitombolo indifendibile

Non il primo, chiaramente. Tra scuse per le proprie radici politiche, controscuse, perfino qualche riverenza agli Lgbt poco prima che il governo nascesse, inchini imbarazzanti alle pretese di sinistra di sciogliere movimenti a loro non graditi (Casapound, ovviamente). Sembra un paradosso, ma non lo è. D’altronde, cosa ci si può aspettare da un esecutivo che promuove l’avvento di oltre 500mila lavoratori stranieri con il decreto flussi? Molto poco, almeno sulla questione in oggetto. Se poi – come talvolta avviene, seppur di rado – esso si mostra propositivo e costruttivo, non abbiamo motivo per non ricordarlo, come già avvenuto in passato, ancje di recente.

Alberto Celletti

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