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Il Jobs Act è incostituzionale? La sentenza che fa tremare il governo

by Filippo Burla
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Roma, 5 ago – Se c’è una riforma, al di là della mancetta elettorale degli 80 euro in busta paga, che più rappresenta la storia dell’esecutivo Renzi, questa è sicuramente il Jobs Act, l’impianto di modifica del diritto del lavoro tanto cara all’ex premier quanto al ministro del Lavoro Giuliano Poletti che della riforma è stato il principale artefice.

Al netto dei risultati, dei quali a oltre tre anni dal varo dei primi decreti attuativi non v’è traccia sostanziale se non in una riduzione statisticamente quasi irrilevante dei numeri sulla disoccupazione – e con grandi ringraziamenti, principalmente, agli incentivi che hanno tagliato il cuneo fiscale – arriva ora una sentenza a far scricchiolare ancora di più un’architettura già di per sé malferma.

Siamo a Roma, dove un magistrato del lavoro ha deciso di rimettere alla Corte Costituzionale gli atti di una causa relativa ad un contratto – una donna assunta e licenziata con motivazioni di “estrema genericità”, spiega il giudice Maria Giulia Cosentino – in quanto “rilevante e non manifestatamente infondata la questione di legittimità costituzionale delle norme”, scrive sempre il giudice, che opta dunque per il rinvio alla Consulta.

Entrando nello specifico, i dubbi del magistrato riguardano anzitutto l’entità del risarcimento da corrispondere al lavoratore licenziato senza giusta causa, troppo basso per avere concreta funzione deterrente nei confronti del datore di lavoro e altrettanto esiguo per compensare chi resta senza occupazione. Tanto più che viene discriminato rispetto a chi è stato assunto prima del varo della riforma, che ha abbassato le tutele creando disparità anche all’interno della stessa azienda fra chi svolge identiche mansioni. Tanto basta per far sorgere dei rilievi di non conformità con quanto disposto dagli articoli 3, 4 e 35 della Costituzione.

Ma c’è di più. Perché la nostra carta fondamentale si occupa anche dell’ordinamento sovranazionale, specie all’articolo 117 nel quale è sancito che la potestà legislativa è esercitata nell’ambito dei “vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Fra questi vincoli possono a pieno titolo rientrare accordi stipulati nel tempo, come ad esempio la Carta di Nizza e la Carta Sociale Europea, che impongono tutele dei lavoratori e adeguati indennizzi per chi viene licenziato in assenza di una valida motivazione.

Filippo Burla

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1 commento

Tony 5 Agosto 2017 - 10:59

..può ”truccarsi” quanto vuole ma sempre faccia da pirla resta..

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