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La Ferrari festeggia il suo 900esimo Gran Premio

by Bruno Galazzi
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enzo ferrariRoma, 21 ago – La Formula 1 è cambiata molto negli anni, partendo come sport ardito per romantici cavalieri del rischio che affrontavano la morte ad ogni gara correndo tra muretti e boschi, trasformandosi in sfida tecnologica tra grandi case e piloti impegnati in duelli epici, fino a diventare negli ultimi anni uno show business dove le piste storiche stanno progressivamente lasciando spazio a “location” tanto patinate quanto piatte, mentre piloti e motori restano imbrigliati in regolamenti volti più ad uno spettacolo fine a se stesso che ad una sana competizione sportiva.
Questo percorso è durato 65 anni e ci sono solo un marchio e un colore ad averli vissuti tutti: il colore è il rosso e il marchio il cavallino rampante, basta questo per far capire a chiunque che si tratti della Ferrari, in una sola parola la storia della Formula 1 e dell’automobilismo, grazie alla presenza costante anche nei momenti difficili, allo stile inconfondibile e ai grandi trionfi, ottenuti nella massima serie, ma anche in campionati gt, turismo e in competizioni di assoluto rilievo quali Targa Florio, Mille Miglia, 24 ore di Le Mans, Carrera Panamericana e altre. La rossa di Maranello “compie” 900 gran premi e lo fa simbolicamente a Spa, pista storica del circus, tra l’altro particolarmente gradita a Michael Schumacher, pilota che rappresenta come pochi altri la storia del cavallino e che proprio in Belgio debuttò e vinse la prima gara.
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Enzo Ferrari corse e lavorò per l’Alfa Romeo, fondando la propria scuderia nel 1929: schierò inizialmente le vetture milanesi, sospendendo momentaneamente l’attività nel 1937 e ripresentandosi due anni più tardi come Auto Avio Costruzioni dopo aver rotto i rapporti con l’Alfa, con successivo trasferimento a Maranelllo, costruzione di vetture in proprio e ritorno definitivo del nome “Scuderia Ferrari”. In questo periodo la casa del cavallino ottenne risultati importanti e si affermò come Scuderia di primo piano, debuttando in formula 1 nel 1950 con quattro piloti al volante, cogliendo tre secondi posti come migliore risultato. Arrivata la prima vittoria nel 1951 grazie al “cabezon” Jose Froilan Gonzales (scomparso recentemente), si giunse anche al primo titolo piloti, vinto nel 1952 da Alberto Ascari, che si sarebbe ripetuto l’anno successivo in un biennio di successi schiaccianti, nei quali il pilota vinse quasi tutte le gare a cui partecipò. Nel 1956 venne ingaggiato l’asso Juan Manuel Fangio che ebbe un rapporto burrascoso con il Drake ma vinse il titolo, grazie soprattutto all’aiuto del compagno di squadra Collins che, ancora in lotta per il titolo, gli cedette la vettura per arrivare al decisivo secondo posto, poi nel 1958 fu la volta di Mike Hawthorn, sfortunatamente scomparso l’anno successivo per un incidente stradale.

Ferrari Lauda

La Rossa di Maranello guidata da Niki Lauda


Dopo due stagioni sottotono, nel 1961 fu ancora dominio rosso, con un duello serrato tra i due alfieri del cavallino, Phil Hill e Wolfgang Von Trips, conclusosi tragicamente a Monza con la morte dell’austriaco e di quindici spettatori e conseguente consegna del titolo all’americano. Gli anni seguenti furono avari di successi: un solo titolo, quello di Surtees nel ’64 e un’altra tragedia che colpì molto il Drake, la scomparsa della promessa Lorenzo Bandini a Montecarlo nel 1967, fino alla riorganizzazione del reparto corse e partenza del ciclo vincente che portò Regazzoni a sfiorare il titolo nel 1974 e successivamente Lauda a vincere nel ’75 e ’77, perdendo il titolo all’ultima gara del 1976 in un campionato che sembrava già vinto fino al drammatico incidente dell’austriaco al Nurburgring, che avviò l’incredibile rimonta della McLaren di Hunt. Le capacità di Luca Cordero di Montezemolo e il genio dell’ingegner Mario Forghieri ebbero un peso determinante per sostenere il grande intuito di Enzo Ferrari negli anni settanta, anni d’oro per il cavalllino, capace di vincere il titolo anche nel 1979 con Jody Scheckter, grazie alla collaborazione dell’amico e scudiero Gilles Villeneuve, ingaggiato a sorpresa con l’addio di Lauda e divenuto presto idolo delle folle grazie ad imprese che fecero scattare addirittura il paragone con Tazio Nuvolari, confronto avallato pure da Enzo Ferrari.
Il 1980 fu un disastro e in una delle stagioni più nere per le rosse, al Drake non fu risparmiata un’ultima delusione: a Watkins Glen, mentre Gilles e Jody partivano dalla nona e dodicesima fila, la pole position andò all’Alfa di Giacomelli e per Ferrari, che aveva colto l’eredità sportiva della scuderia del Portello in seguito a rapporti burrascosi, quella vettura con il quadrifoglio davanti a tutti rappresentava quasi un affronto. Ma il tempo non passò invano ed Enzo Ferrari, sempre coraggioso e intuitivo, optò per la strada del turbo, presentando nel 1981 una nuova vettura dotata di propulsore sovralimentato, con cui Villeneuve vinse a Monaco e Jarama, in attesa del 1982, atteso come l’anno del ritorno al titolo, ma rivelatosi tragico: Villeneuve troncò i rapporti con Pironi dopo essere stato beffato a Imola e scomparve in seguito ad un incidente mortale avvenuto nelle prove del gran premio del Belgio; il francese si lanciò alla conquista del titolo ma fu a sua volta fermato da un gravissimo incidente che ne interruppe la carriera. Nell’occasione la rossa dovette accontentarsi del titolo costruttori, così come l’anno seguente, con Arnoux e Tambay alla guida, prima di un lungo periodo di digiuno, in cui la Ferrari si limitò ad un ruolo di comparsa, lottando per il titolo solamente nel 1985 con Alboreto, la cui corsa fu arrestata da un brusco calo i affidabilità a fine stagione, e nel 1990 con Prost, che restò in corsa fino alla fine ma non potè nulla contro il talento di Ayrton Senna. Un particolare simbolico: il 14 agosto del 1988 Enzo Ferrari se ne andò nella sua Modena e fu incredibilmente significativa la doppietta ottenuta meno di un mese più tardi da Berger e Alboreto a Monza in un tripudio di bandiere rosse, in una stagione in cui tutte le altre gare furono vinte dalle McLaren di Senna e Prost.
La consacrazione nell'Olimpo: Michael Schumacher

La consacrazione nell’Olimpo: Michael Schumacher


Dopo anni di grandi delusioni, il nuovo ciclo vincente partì nel 1996, con l’arrivo di Michael Schumacher, già due volte campione del mondo, sostenuto da un assetto dirigenziale e sportivo di altissimo profilo che poteva contare su nomi quali Montezemolo, Todt e Brawn: già in lotta per il titolo dal 97 al 99, anni nei quali si arrese solo all’ultima gara prima con Schumacher e poi con Irvine (che sostituì il tedesco nel ruolo di prima guida in seguito ad un brutto incidente), la rossa non mancò l’appuntamento con la vittoria nel 2000, dopo ben 21 anni di digiuno, proseguendo per altri quattro anni consecutivi in cui il binomio Ferrari – Schumacher annientò un numero incredibile di record, mostrando una superiorità a tratti imbarazzante nei confronti della concorrenza, in particolar modo nel 2002 e nel 2004. Il biennio seguente fu nel segno della Renault di Fernando Alonso, capace di spezzare l’egemonia di Schumacher, ritiratosi al termine del 2006 al termine di una stagione intensa, in cui mise in pista tutto il proprio talento senza riuscire ad avere la meglio sullo spagnolo.
L’ultimo titolo piloti della Ferrari risale al 2007, grazie ad un’incredibile rimonta di Kimi Raikkonen sulle McLaren di Hamilton e Alonso; meno fortunato fu Massa l’anno successivo, battuto di un solo punto grazie ad un sorpasso di Hamilton sulla Toyota di Glock nell’ultima curva dell’ultimo giro del gran premio finale. Trascorso un deludente 2009, la Ferrari si è poi affidata al talento di Alonso per tornare alla vittoria, senza riuscire a fornire allo spagnolo una vettura in grado di contrastare il dominio della Red Bull di Vettel, insidiata solo seriamente nel 2010 e nel 2012, stagioni in cui la tenacia di Alonso ha permesso di mantenere la lotta per il titolo aperta fino all’ultima gara, anche se la mancanza di risultati ha progressivamente fatto emergere il carattere istintivo e polemico dello spagnolo, fino alla rottura definitiva del rapporto professionale al termine di un deludente 2014. Dal 2015 sono il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel e Raikkonen a rappresentare il cavallino nel campionato del mondo di Formula 1, all’interno di un programma di completa riorganizzazione, con l’intento di riportare la rossa tra le candidate al titolo, nel frattempo si festeggia l’incredibile traguardo dei 900 gran premi. Tanti auguri Ferrari!
Bruno Galazzi

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