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Una legge contro la PAS. Le femministe insorgono

by Marta Stentella
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Michelle Hunziker ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare avanzata da Giulia Bongiorno che prevede il carcere per i genitori che si macchiano del reato di “alienazione parentale”

Roma, 20 mag – E così dopo il dietrofront di quella che viene definita la regina degli avvocati matrimonialisti, Anna Bernardini De Pace che negli anni si è trasformata da “spella-mariti” a paladina di mariti che cercano di “salvarsi” dalle ex, anche il duo Bongiorno – Hunziker (fondatrici dell’associazione Doppia Difesa) decide oggi di tutelare il minore e il genitore, sempre più spesso il padre, che subisce durante la separazione, la campagna di denigrazione da parte dell’altro con conseguente rifiuto della frequentazione da parte dei figli.

Il tutto, critiche comprese, ha luogo dopo che Michelle Hunziker, ospite di Fabio FazioChe tempo che fa, ha spiegato la proposta di legge che lei e Giulia Bongiorno vorrebbero promuovere per istituire un reato, e quindi una punibilità, contro il genitore responsabile di influenzare psicologicamente il proprio figlio denigrando l’altro coniuge oppure impedendogli di vedere il bambino con scuse ripetute nel tempo. Ciò che ha fatto insorgere le numerose associazioni a difesa delle donne è stata la pronuncia della parola PAS. La P.A.S. (Parental Alienation Syndrome) proposta nel 1985 dal medico statunitense Richard Alan Gardner sarebbe una vera e propria “programmazione” dei figli, da parte del genitore patologico (alienante) che tramite un” lavaggio del cervello” porterebbe i figli ad allontanarsi dall’altro genitore e spesso a disprezzarlo. La PAS è da anni oggetto di dispute: chi dichiara che si tratti di una bufala, chi ne sottolinea la mancata scientificità, chi definisce questo costrutto di natura argomentativa e pieno di fallacie come il ragionamento per analogia. Fatto sta che il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) non riconosce la P.A.S. come sindrome o malattia e la Suprema Corte di Cassazione in Italia l’ha riconosciuta una sola volta.

Sicuramente gli interventi delle femministe, dei Centri Antiviolenza e dell’Associazione Nazionale D.i.Re “Donne in Rete contro la violenza” incidono sul mancato riconoscimento di questa Sindrome tant’è che in seguito all’intervista della Hunziker queste associazioni sono insorte contro la Rai e Fazio con un comunicato: «La Pas non esiste! […] Fattispecie penali come quella oggetto della proposta di legge avanzata da Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker sono funzionali solo a veicolare nelle aule giudiziarie strategie punitive nei confronti delle donne che tentano di proteggere se stesse e i figli dalla violenza maschile».

Il passaggio “incriminato” della proposta di legge è questo: «È punito con la reclusione da sei mesi a tre anni chiunque, nell’ambito delle relazioni familiari o di affido, compiendo sul minore infraquattordicenne ripetute attività denigratorie ai danni del genitore, ovvero limitandone con altri artifizi i regolari contatti con il medesimo minore, intenzionalmente impedisce l’esercizio della potestà genitoriale. Se il fatto è commesso con violenza o minaccia reiterata, si applica la pena della reclusione da uno a quattro anni. Se dal fatto deriva una rilevante modificazione dell’equilibrio psichico del minore, le pene sono aumentate». Al contrario, l’associazione Papà Separati Liguria Onlus, si è schierata a favore della proposta di legge.

Chi lavora con i minori coinvolti nelle separazioni dei genitori assiste spesso ad un disturbo della relazione che ha e avrà conseguenze significative sullo sviluppo psicoaffettivo dei bambini. Il rifiuto dei bambini di uno dei due genitori può avvenire per svariati motivi: a volte dietro quel rifiuto ci sono maltrattamenti reali fisici o psicologici, altre volte invece i bambini tendono spontaneamente a rifiutare uno dei due per non sentirsi in colpa nei confronti del genitore che loro ritengono essere più debole all’interno della situazione e altre volte accade invece che ci si trovi appunto, di fronte ad una diffamazione, denigrazione e distruzione dell’immagine dell’altro. Il nostro ordinamento punisce la sottrazione di minore e la violenza sia essa fisica che psicologica ma non punisce comportamenti reiterati di un genitore che impedisce in maniera subdola ai figli di vedere l’altro genitore. È certo che la proposta di legge, senza entrare nel merito della pena, rendendo reato questi comportamenti e prevedendo la loro punibilità fungerebbe da deterrente per i tanti genitori (95% madri) che li commettono.

Sarà sicuramente difficile “provare” la denigrazione. Alcuni ricercatori tra cui Guglielmo Gulotta, psicologo, avvocato e professore di psicologia forense all’Università di Torino hanno offerto, tramite uno studio, una completa e sistematica descrizione della PAS discutendo la diagnosi differenziale di PAS e le tematiche correlate quali le false memorie. Gli autori hanno inoltre sviluppato un metodo per identificare il comportamento alienante per mezzo di microanalisi delle interazioni comunicative e analisi psicolinguistica. Questo metodo include l’analisi del dialogo tra il genitore alienante e il bambino. Inoltre dovrebbero essere prodotte delle prove, ulteriori elementi oggettivi, come testimonianze, mail, sms.

Non c’è dubbio che l’alienazione parentale è riconosciuta dalla vasta maggioranza dei professionisti della salute mentale che lavorano con i bambini di genitori divorziati. Non c’è dubbio che in certe circostanze il concetto di PAS è stato male utilizzato da genitori abusanti e avvocati senza scrupoli. Non c’è dubbio che dovrebbe esserci ulteriore ricerca su questo tema. Questo perché al di sopra di ogni interesse deve esserci la tutela ed il benessere psicofisico del minore anche se è sconfortante che se ne senta parlare solo ora in tv da una simpatica soubrette che però non ha certo le competenze per valutarne le enormi complessità a livello psicologico, giuridico e giudiziario.

Marta Stentella

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