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Ma quali pescatori tunisini, quelli arrestati sono scafisti: ecco le prove

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Il 29 agosto scorso sei sedicenti pescatori di Zarzis (Tunisia), Chamseddine Bourassine e cinque membri del suo equipaggio, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Lampedusa con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e poi sono stati condotti presso la casa circondariale “Petrusa” di Agrigento.

Le accuse rivolte ai sei uomini sono state supportate da un video registrato da Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, dove si distingue il peschereccio di Bourassine trainare una piccola imbarcazione con a bordo 14 migranti, partita dalla Tunisia, verso le acque territoriali italiane.

Questo è solo una parte della storia di Bourassine, presidente della tunisina “Rete Nazionale della Pesca Artigianale” e dell’associazione “Pecheur pour le Developpement et l’environnement”, ONG nata nel 2013 come consorzio di piccoli pescatori di Zarzis e finita come traghettatori verso Lampedusa.

In seguito all’aumento dei flussi migratori, al grido “siamo tutti umanitari, Bourassine dichiarò di aver più volte abbandonato reti e pescato in mare per salvare la vita ai migranti che stavano naufragando davanti alle coste tunisine.

Medici Senza Frontiere, già attiva nel Mediterraneo con le sue navi “trasborda-migranti”, non poteva ovviamente rimanere indifferente. Foued Gammoudi, responsabile della ONG francese in Tunisia, organizzò nel 2015 e nel 2016, corsi di formazione, riservati ai membri dell’associazione di Bourassine, riguardanti le tecniche di salvataggio in mare e di primo soccorso.

Al termine della fase teorica, MSF ha fornito kit di pronto soccorso, giubbotti e zattere di salvataggio, e sacchi mortuari, oltre alle traduzioni in italiano e inglese dei messaggi di SOS e ai numeri collegati, ovviamente, al Centro di Coordinamento per il Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma. Ovvero l’equipaggiamento degno delle migliori ONG.

Nel 2015, quindi “Pecheur pour le Developpement et l’environnement diventa a pieno titolo una ONG “salva-migranti” tunisina.

Chamseddine Bourassine riceve anche l’endorsement de “La Terre pour Tous”, associazione tunisina fondata nel 2013 per fare fronte alle problematiche migratorie in Tunisia, scoppiate in seguito alla Primavera Araba. “La Terre pour Tous” lavora su più fronti: si va dal sostegno alle famiglie degli scomparsi in mare, fino alle richieste del diritto alla “libertà di movimento” dei migranti rivolte ai Governi europei.

Un appoggio che molto racconta in merito all’ideologia che guida l’organizzazione di Bourassine, come il video postato il 13 settembre su Facebook da “La Terre pour Tous” dove viene sponsorizzato un viaggio degli scafisti tunisini.

Un altro aneddoto per caratterizzare meglio l’impegno pro immigrazione di “Pecheur pour le Developpement et l’environnement. Il 6 agosto del 2017, l’organizzazione impedì alla C-Star, nave della missione Defend Europe con a bordo i volontari identitari, l’attracco per rifornimenti nel porto di Zarzis. Come riportato da Open Migration, piattaforma immigrazionista finanziata dalla Open Society Foundations di George Soros, l’azione di disturbo nel porto tunisino è stata supportata dalle “reti antirazziste in Sicilia”, già protagoniste qualche giorno prima della medesima iniziativa a Catania.

Assodato che l’organizzazione di Bourassine negli ultimi anni si sia occupata poco di pesce e molto di tratta di esseri umani, veniamo alle proteste che si sono scatenate in seguito all’arresto dei sei membri. Sfilate e sit-in si stanno susseguendo nelle strade di Zarzis e davanti all’Ambasciata italiana a Tunisi per chiedere la loro liberazione, ovviamente coordinati da “La Terre pour Tous”.

Nel pomeriggio, davanti al Tribunale del riesame del capoluogo siciliano dove si terrà l’udienza riguardante i sei tunisini, la CGIL e il Forum Antirazzista hanno organizzato una manifestazione per chiederne l’immediata scarcerazione, perché “Palermo è vicina a questi lavoratori”. Sarà la Magistratura a stabilire a quale settore appartengano “questi lavoratori”.

Pescatori di sardine o pescatori di “preziosi carichi di esseri umanicome direbbe Saviano?

Francesca Totolo

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