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Russia, il solito 9 maggio tinto di rosso: tra minacce e vittimismo

by Sergio Filacchioni
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Russia

Roma, 9 mag – “Vi ricordate? I Nazisti lì abbiamo sconfitti noi!“. Ogni 9 maggio in Russia è più o meno questo il messaggio che il Cremlino cerca di mandare al mondo, con l’imponente parata sulla Piazza Rossa riagghindata ai fasti sovietici. Ma nelle tinte rosse di un appuntamento ormai importante solo per i Russi – e i compagnissimi nostrani – c’è sempre lo stesso mix di vittimismo e minacce.

Il solito 9 maggio folcloristico

Non permetteremo a nessuno di minacciarci“. A dirlo è il presidente russo Vladimir Putin che, parlando alla parata nella Piazza Rossa nel giorno del 79esimo anniversario della vittoria sul nazismo, ha aggiunto che Mosca farà tutto per prevenire “uno scontro globale” sottolineando però che “le nostre forze strategiche sono sempre pronte al combattimento”. Oltre all’equipaggiamento militare, alla parata prendono parte 9mila persone, mille delle quali hanno partecipato a quella che Putin definisce “operazione militare speciale“, l’invasione dell’Ucraina. In piazza insieme al presidente russo ci sono i leader dei Paesi principali alleati (Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Cuba, Laos e Repubblica di Guinea-Bissau). Secondo Putin l’Occidente vorrebbe cancellare il ricordo della lotta dei russi contro il nazismo, “ma noi non dimenticheremo mai, mai”. Magari, verrebbe da rispondere: ma la verità che ben conosciamo qui in Occidente è un’altra, ovvero che così come in Russia il “nazifascismo” è minimo comun denominatore della malvagità e dell’imbecillità propagandistica. L’Occidente ci minaccia. L’Occidente non ci riconosce. Il solito mix passivo-aggressivo in salsa sovietica che ormai convince solo i rossobruni di casa nostra. Putin è a tutti gli effetti un occidentale, se a questo termine gli affidiamo il connotato di imperialismo militare ed economico che punta ad egemonizzare quel che non è suo. Ogni 9 maggio insomma ci ricordiamo che la distinzione tra est ed ovest è artificiosa come un “muro di contenimento antifascista” e che di là si festeggia e si osteggia le stesse cose che qui si festeggiano e si osteggiano. L’unica differenza è che la Russia lo spazio che gli era stato garantito lo ha perso, ed ora sta cercando di riprenderlo a costo – come sempre – di sangue europeo.

Sergio Filacchioni

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