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L'antifascismo isterico e il rischio di una nuova strategia della tensione

by La Redazione
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Macerata, 9 feb – Tira una brutta aria in Italia. Diciamolo francamente, è un’aria pesante ,da caccia alle streghe, costruita almeno dall’estate scorsa e che si fa sempre più stringente con l’approssimarsi del 4 marzo. Titoli roboanti sul “ritorno del fascismo”, sulla supposta “onda nera” si sono susseguiti sulla stampa e sulla televisione mainstream con un ritmo forsennato dal luglio scorso e dopo la sparatoria di Macerata hanno registrato una nuova impennata che non fa presagire nulla di buono per il futuro dell’Italia. Sembra di vedere un remake della metà degli anni settanta, dove a fronte di una crisi economica e geopolitica che investiva l’Europa, allora divisa in due blocchi contrapposti, e il cambio di rotta dell’Amministrazione USA nei riguardi dei rapporti con l’URSS e gli alleati occidentali, con la defenestrazione di Nixon, si scatenò in Italia un antifascismo di ritorno che ampiamente coltivato da stampa, politici della DC e del PCI, portò ad una sanguinosa catena di delitti e attentati che ebbero il loro culmine con il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978 ed il conseguente compromesso storico che sancì l’influenza del PCI sul Governo.
Vi sembra esagerato? Qualcuno dirà marxianamente che la Storia si ripete la prima volta in tragedia, la seconda in farsa, ma se ripercorriamo per un attimo i fattori di crisi odierni , più di una somiglianza con quel periodo la troviamo anche nell’attualità.
Anche oggi l’Italia è l’epicentro di una serie di fattori di crisi, sia per la sua fragilità all’interno dello scacchiere europeo, sia per aver perso la sua influenza nell’area del Mediterraneo dopo l’attacco francese alla Libia del 2011. Sul fronte dell’immigrazione clandestina l’Italia è stata lasciata indubbiamente sola dai partner europei e oggi , soprattutto dopo i fatti dirompenti di Macerata, il PD e le forze di Governo hanno perso credibilità sia a livello interno che in Europa. Per quanto concerne il fattore più eminentemente economico, il debito pubblico italiano oramai fuori controllo è fonte di grande preoccupazione a Bruxelles, che non fa mistero di voler riproporre il dossier sul tavolo, all’indomani delle elezioni del 4 marzo, con il corollario di altre manovre economiche “lacrime e sangue” che dissangueranno ulteriormente l’economia italiana. Politicamente, infine , le elezioni del 4 marzo, presumibilmente non avranno alcun vincitore ed a fronte di un’instabilita’ politica non sopportabile per chi vuole riscuotere i crediti dall’Italia è necessario un interlocutore affidabile e certo. Un governo delle larghe intese di cui il Presidente sarebbe il garante.
In questo quadro anche l’avvicendamento alla Casa Bianca di Donald Trump in contrapposizione con l’establishment obamiano, ha imposto un cambio di rotta degli USA sia sul piano economico, ma soprattutto geopolitico e nei rapporti con i paesi europei, determinando nuovi scenari e nuovi assetti che in Italia arriveranno in ritardo ma i cui effetti si sentiranno anche nel confronto politico nostrano. Ciò spiega in parte l’anacronistico ritorno di un antifascismo isterico, per ora solo parolaio, ma che le recenti sortite dell’area dei centri sociali potrebbero rendere molto più pericolosa e la necessità di costruire il capro espiatorio in questo caso “fascista” da utilizzare come alibi per un futuro Governo del Presidente, che imponga l’ ordine che tenga in piedi gli equilibri di potere a vario livello. L’accelerazione sul tema di questi giorni, che strumentalizza i fatti di Macerata, fa comunque presagire un periodo turbolento del quale peraltro il Ministro Minniti ha avuto “premonizione” come ha esternato su tutta la stampa, che indicano che siamo solo agli inizi di una nuova stagione potenzialmente violenta in Italia con una “strategia della tensione” nuova versione. In Italia tutto cambia per non cambiare e il ricorso all’antifascismo non sfugge a questa regola.
Carlo Bonney

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