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Marcello Gallian e i “Racconti Fascisti”: il viaggio senza fine nell’Italia che non esiste più

by La Redazione
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Roma, 9 dic – «Marcello Gallian, romano, legionario fiumano, marcia su Roma, classe 1902, è uno che ti piace subito, appena inizi a leggerlo», lo presenta così Massimiliano Soldani, nella sua introduzione a Racconti Fascisti edito da Altaforte Edizioni.
Ed è proprio così. Marcello Gallian, scrittore e pittore, classe 1902, era uno di quei ragazzini di 17, 15, 14 anni scappati dalla sicurezza della casa paterna per imbarcarsi in una delle più belle avventure di inizio secolo, l’impresa fiumana. «A diciassette anni avere alla cintola un pugnale vero e nel tascapane (il tascapane, perdio) le bombe, vuol dir far festa», sono le sue parole a corollario delle sue gesta giovanili.

Gallian: Fiume, San Sepolcro e Marcia su Roma

In fondo, leggendo i suoi scritti si comprende come uno come Gallian non poteva essere diversamente: spirito anarchico e anticonformista, dopo l’esperienza fiumana aderì con entusiasmo a San Sepolcro e marciò su Roma, desideroso di una rivoluzione che riscattasse la gente dal cancro borghese. Uno spirito libero che, pur rimanendo sempre squadrista e fascista, lo portò spesso a scontrarsi con lo stesso Mussolini che, per quanto non appoggiò mai in toto le sue idee considerate troppo radicali, non gli fu mai avaro di aiuti economici e di stima.

«E si crede di essere rivoluzionari appunto o creatori, e non si sa nemmeno di ridursi a faccende borghesi, spurie, risapute, semplici, per quanto è difficile invece creare una vita a tre creature umane (padre, madre e figlio), in combutta con l’esistenza, senza ripieghi e senza scuse letterarie. Messe lì in una stagione nuova, in un tempo stabilito, dentro una terra con nome e cognome, dimensione e qualità, dentro una casa, che risieda dentro una via conosciuta. Ecco il difficile: tre creature in una vita originale, quando sarebbe molto semplice trovare la scusa del furto per mangiare, dell’amante per divertirsi con ragioni solite e dell’uccisione per disperazione: ecco, invece di farle morire a quel punto, fatele vivere allora».

Racconti Fascisti: la nuova edizione della sua opera a cura di Altaforte Edizioni

L’opera letteraria di Gallian, però, fu molto apprezzata durante il Ventennio, portandolo a vincere numerosi premi come il Premio Mediterraneo, vinto nel 1932 mentre nel 1934 arrivò secondo al Premio Viareggio con Comando di tappa, una raccolta di racconti.
Dimenticato e ostracizzato negli anni del Dopoguerra merita invece di tornare alla ribalta, grazie alla nuova edizione della sua opera a cura di Altaforte Edizioni.

Si tratta di Racconti Fascisti: una raccolta di storie che ci accompagna in un’Italia che non c’è più. Già pubblicata nel 1937, questa antologia è il metronomo che delinea il popolo italiano immortalato nella propria vita quotidiana. Immerso in un’epoca raccontata con passione e ardore, con episodi che fanno sorridere, riflettere ma che permettono davvero di fare un viaggio nel tempo senza fine. Attraverso uno spaccato sociale, Gallian ci narra la realtà di un uomo che ha creduto fortemente negli ideali del Ventennio, che per essi ha lottato e scritto. Racconta l’Italia prima della guerra, prima dell’impero, piena di vita e di fermento culturale. Ma anche la volontà di costruire un’Italia nuova, migliore e ancora più grande.

Quella voglia di rivoluzione e di lotta anti-borghese

«Ci sembra di aver dimostrato che se oggi si attende una parola nuova e nuova davvero, una tal parola non può venire che da noi italiani e da nessun altro». Ora, guardando i suoi quadri, anche quelli del difficile dopoguerra, come Sogno di battaglia (1961), traspare con evidenza quella voglia di rivoluzione, quella voglia di lotta anti-borghese che non lo abbandonò mai.

Liliana Sommariva

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