Roma, 28 feb – La cultura può esistere sempre e solo al plurale, come dialogo tra culture differenti, che si rapportano secondo la loro comune appartenenza allāuniversale umano. Solo chi dispone di unāidentitĆ culturale può rispettare quelle altrui e misurarsi dialogicamente con esse. La dinamica della mondializzazione capitalistica, imponendo una sola cultura, si risolve nella soppressione della cultura in quanto tale, sostituita dalla reificanteĀ reductio ad unumĀ dellāuomo senza identitĆ e spessore critico.
Nellāapoteosi del nichislismo sempre più conformista, che universalmente impone la postura relativista e postmetafisica, lāuomo va in frantumi: svuotato e superficiale, privato di ogni āsfera primordiale di appartenenzaā, come potremmo chiamarla con Husserl, decade al rango di merce tra le merci, condannato allāerranza planetaria richiesta dal mercato no border; erranza diasporica che la neolingua capitalistica nobilita con lāespressione ālibera circolazioneā.
Individui sradicati formano una plebe informe
In ciò risiede lāessenza della nuova esistenza commercializzata e reificata degli individui privatizzati e alleggeriti in senso cosmopolitico da ogni superstite identitĆ solida in grado di resistere allāonnimercificazione. Al dialogo tra popoli fraterni e solidali, il mondialismo della reificazione senza confini preferisce il monologo fintamente pluralistico della societĆ di massa globalizzata di individualitĆ seriali e sradicate, in cui sussiste unāunica plebe informe, desimbolizzata e deeticizzata.
In ciò risiede lāessenza di quello che Pasolini, nel suo intervento a Milano ilĀ 7 settembre del 1974, ebbe a definire il āgenocidio culturaleāĀ prodotto dalla civiltĆ dei consumi. Con il suo ritmo onniomologante, la civiltĆ dei consumi tende a livellare ogni individuo, ogni civiltĆ , ogni popolo, ridefinendolo in funzione della forma merce. E produce, cosƬ, quello che Pasolini definiva, in riferimento allāItalia del suo tempo, il processo di ādistruzione e sostituzione di valori nella societĆ italianaā.
Pasolini denunciò l’omologazione
Pur āsenza carneficine e fucilazioni di massaā, il totalitarismo della globocrazia dei mercati porta, con le parole di Pasolini, alla āsoppressione di larghe zone della societĆ ā, non ancora omologate allāuniformitĆ neutra del nuovo ordine mondiale. Con lāapporto dei metodi āsottili, abili e complessiāĀ propri della dittatura della pubblicitĆ e delle pratiche della manipolazione organizzata, la civiltĆ dei consumi opera āattraverso una sorta di persuasione occultaā. E, per poter con profitto trasformare le popolazioni rurali in una folla anonima di consumatori solitari, deve affrancare la massa nazionale-popolare dai suoi tabù e dai suoi codici etici spesso arcaici e sacrali.
Deve, dunque, attuare laĀ NeutralisierungĀ evocata da Schmitt, per poi ridefinire in senso mercatistico e cosmopolitico le masse anonime: sciolto ogni valore non affine al mercato, disgregata ogni identitĆ e ogni relazione comunitaria diversa da quella insocievolmente socievole dellāutilitarismo del libero scambio, può procedere alla riconfigurazione del āmateriale umanoā secondo lāinedita figura del sistema dellāatomistica liberal-libertaria delle monadi interscambiabili a livello planetario.
Ć questo, secondo la diagnosi di Pasolini, il vero volto del āregime democraticoā, come egli lo appella il 7 febbraio del 1974 in una trasmissione televisiva sulla Rai: āDistruggendo le varie realtĆ particolariā, esso genera a propria immagine e somiglianza una massa post-identitaria, sciolta da ogni legame reale e simbolico del passato e tale da relazionarsi con sĆ© e con il mondo obiettivo sul fondamento unico della forma merce.
2 comments
Mi sembra una sintesi ineccepibile e ben presentata. Concordo
Lucido come sempre