Home » Meloni su Ramelli: un discorso “storico” che rompe 50 anni di oblio istituzionale

Meloni su Ramelli: un discorso “storico” che rompe 50 anni di oblio istituzionale

by Sergio Filacchioni
0 commento
Ramelli

Roma, 29 apr – A cinquant’anni dall’assassinio di Sergio Ramelli, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di intervenire con un videomessaggio (poi reso pubblico sui canali social) all’evento organizzato a Palazzo Lombardia, segnando una svolta nella memoria pubblica della nostra Nazione. “La sua vicenda e la sua morte sono un pezzo di storia d’Italia con cui tutti a destra e sinistra devono fare i conti”, ha affermato Meloni, sottolineando l’importanza di un ricordo condiviso.

Meloni, un discorso storico su Ramelli

Definendo l’uccisione del giovane militante del Fronte della Gioventùbrutale quanto assurda” e sottolineandone il valore come “pezzo di storia d’Italia“, Meloni ha sancito ufficialmente ciò che per troppo tempo è rimasto confinato alla memoria privata di una parte politica: Ramelli non è solo una vittima della violenza politica, ma un simbolo della nostra storia nazionale. Nel suo videomessaggio, Giorgia Meloni ha sottolineato il significato profondo di questa ricorrenza: «Ci tenevo moltissimo ad esserci in questo anniversario così importante», ha esordito. In un passaggio particolarmente toccante, ha ricordato il clima di riflessione seguito alla scomparsa del Santo Padre: «Siamo reduci da giorni intensi, nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi: misericordia, perdono, pietas, provvidenza». Un contesto che rende, secondo la premier, ancora più difficile «accostare questi valori alla vicenda di Sergio Ramelli», la cui morte avvenuta cinquant’anni fa fu «tanto brutale quanto assurda» e che, proprio per questo, «è divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra di tutta Italia». Meloni ha invitato a interrogarsi sul significato attuale del sacrificio di Ramelli, descrivendolo come «una persona libera» che, in tempi difficili, ebbe «un’enorme dose di coraggio, che spesso sfociava nell’incoscienza». E ha voluto ricordare l’amore profondo che animava il giovane: «Sergio amava l’Italia più di ogni altra cosa e aveva deciso di non tenerselo per sé, di dirlo al mondo, senza odio, arroganza o intolleranza».

Interpretare le parole di Meloni, senza illusioni

Il richiamo della premier alla necessità di una “memoria condivisa” è un atto politico di grande impatto, ma che va interpretato senza illusioni. Non si tratta — e non deve trattarsi — di annacquare la verità storica per compiacere una narrazione buonista o neutrale. La memoria condivisa non può significare dimenticare chi ha aggredito e chi ha subito, chi ha praticato l’odio e chi lo ha pagato con la vita. Come giustamente osservato in un’analisi pubblicata sulle pagine online de Il Primato Nazionale, “ce ne freghiamo” della memoria condivisa se questa deve voler dire rinunciare all’orgoglio della nostra storia e del nostro sacrificio. Meloni ha avuto l’indubbio merito storico di rompere il muro dell’oblio istituzionale: oggi Sergio Ramelli è entrato ufficialmente nella memoria repubblicana. Non dubitiamo che qualcuno, in qualche salotto televisivo, si stia già attivando per pontificare su questo. Ma il compito di chi si riconosce nella sua memoria è ancora più alto: mantenere viva la verità dei fatti, senza cedere al compromesso di una pacificazione a senso unico.

Rispondere Presente!

Ramelli varca finalmente la soglia del riconoscimento istituzionale. Dopo cinquant’anni di silenzi e di ipocrisie, il suo nome risuona nella voce più alta dello Stato. Ed è giusto esserne grati: perché ogni conquista, anche quella della memoria, è frutto di battaglie dure e mai scontate. Ma chi ha pianto Sergio negli anni dell’oblio, chi ha custodito il suo ricordo quando tutto intorno era ostilità o indifferenza, sa che quel sacrificio non si lascia ridurre alle formule diplomatiche. Sergio è una fiaccola viva, una promessa di fedeltà. Se oggi Sergio entra nel Pantheon della Nazione, è anche — e soprattutto — grazie a quella comunità di uomini e donne che non hanno mai smesso di portarlo con sé, nel cuore, nelle piazze, nelle battaglie quotidiane. La memoria è ora condivisa? Forse. Ma non importa. Il ricordo resterà sempre fin quando ci sarà chi guardando il suo volto giovane, saprà rispondere: Presente!

Sergio Filacchioni

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati