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Napoleone: 195 anni fa il mortal sospiro

by Federico Rapini
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napoleoneRoma 5 mag – Era il 5 maggio del 1821 quando Napoleone Bonaparte tirò “il mortal sospiro”. La terra perse “l’uomo fatale”, come venne chiamato da Alessandro Manzoni. L’Empereur morì nell’isola di Sant’Elena, dove era costretto dagli inglesi ed era posto sotto il controllo di sir Lowe. Le sue ultime parole furono “Francia, esercito – capo dell’esercito – Giuseppina”, per sottolineare fino alla fine come la sua vita fosse stata dedicata alla grandezza della Francia e alla forza dell’esercito che sempre gli rimase fedele.

Nato in Corsica nel 1769, ceduta allora solo da un anno alla Francia, Napoleone fu un giovane ufficiale di artiglieria con simpatie repubblicane, tant’è che sognò di rendere la Corsica una repubblica indipendente e spartiata. Cresciuto durante la Rivoluzione Francese, si ritrovò ad avere simpatie sia per i giacobini che per i ribelli vandeani opponendosi però fortemente al Terrore quanto al movimento filo-inglese degli Emigranti.

Con il suo esercito sconfisse, prima a Tolone e poi a Parigi, i monarchici filo-inglesi. Questo risultato lo proiettò in prima fila nello scenario politico francese dove riuscì ad emergere grazie alla sua intelligenza e alle sue capacità militari. Le sue virtù furono di livello superiore a tutti gli uomini politici che avevano portato alla distruzione e alla divisione della Francia. Intese la vita politica in maniera inclusiva e sintetica così da ricreare uno spirito nazionale gettando da subito le basi per quell’unità che contraddistinse il suo Impero. Riuscì difatti a prendere dalla Repubblica l’idea di equità e dalla Monarchia l’idea di verticalità e l’etica . Il tutto fu sommato al concetto romano di Impero.

Con Napoleone l’Europa si infiammò. Tornò a scoprire la propria storia, la continuità ideale con l’impero romano dei Cesari. La nobiltà non si basava più sull’oro. Ma sul sangue versato. Sui comportamenti eroici. Procurando a Napoleone la fedeltà dell’esercito e di quella parte di popolazione che fino ad allora era considerata nullità. Creò quindi l’idea di nazione. Di popolo. L’essere comunità di destino.

Fu consacrato imperatore a Notre-Dame dal Papa, ma posandosi da solo la corona sul capo, affermando che “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca” sottolineò il suo voler mantenere a debita distanza il potere spirituale da quello temporale. Sempre in campo religioso nel 1806 convocò rappresentanti della comunità ebraica che con la Rivoluzione conseguì la cittadinanza. Napoleone li pose davanti ad un bivio: essere francesi e smettere di praticare l’usura nei confronti degli altri cittadini o non considerarsi fracesi. La suddetta comunità si spaccò in due. Ciò gli provocò l’antipatia della nobiltà di soldo, dei banchieri, ma non gli impedì di intraprendere una forte politica finanziaria volta ad eliminare i privilegi del feudalesimo in tutta Europa.

I suoi detrattori parlano di un Napoleone massone, tiranno. Ma dimenticano che migliorò i servizi medici, l’assistenza, le pensioni per gli invalidi, la lotta alla peste tramite nuove leggi sulla sepoltura. Un Capo di stato a 360 gradi. Comandante dell’esercito e vicino alle esigenze del popolo. Sempre in prima linea. Con un’intelligenza fuori dal comune e che fu d’ispirazione per le rivoluzioni e per gli uomini politici del ‘900 come Mussolini.

E l’amore che il popolo nutrì nei suoi confronti durò per secoli. Più forte delle insinuazioni. Più forte della codardia di chi lo relegò su un’isola. Come i giovani francesi della Charlemagne che secondo lo scrittore Saint-Paulien, durante la strenua difesa di Berlino, a fine seconda guerra mondiale, intonarono un canto proprio in onore dell’Imperatore dei Francesi. Un canto per l’ “enfant de la glorie”. Il figlio della gloria. Quel figlio alla cui morte la terra e l’umanità, per il Manzoni, così si presentarono: “così percossa, attonita/la terra al nunzio sta,/muta pensando all’ultima/ora dell’uom fatale;/né sa quando una simile/orma di piè mortale/la sua cruenta polvere”.

Federico Rapini

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1 commento

Paolo 7 Maggio 2016 - 3:02

Come minimo, constatando a quale livello di sudditanza militare, economica e culturale si è ridotta l’ europa, si starà rivoltando nella tomba.

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