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Nomine Ue, è scontro tra l’asse francotedesco e l’Italia

by La Redazione
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Meloni G7

Roma, 21 giu – L’asse francotedesco contro l’Italia. Che Giorgia Meloni potesse essere nella condizione di dire la propria sembrava all’indomani del voto quanto meno un’ipotesi plausibile. Che ora il premier si trovi in difficoltà è purtroppo un elemento da registrare, visti i risultati degli ultimi incontri, in vista del vertice previsto tra esattamente una settimana che chiuderà i giochi. Parigi e Berlino fanno quadrato, come riporta il Giornale, perché chi li governa è sconfitto ma la maggioranza europea ancora no.

Asse francotedesco contro l’Italia: la Meloni ancora in minoranza

Repubblica ironizzava probabilmente compiaciuta qualche giorno fa, parlando di due alternative: “resistenza sovranista”, ma inutile, o “resa incondizionata”. Pensiamo sinceramente l’opzione migliore sia la prima, fatto sta che i giochi sono ancora in corso ma i numeri mettono Meloni, nonostante il successo evidente alle europee (a differenza delle umiliazioni subite da Olaf Scholz ed Emmanuel Macron) spalle al muro. Questo perché, banalmente, la cosiddetta “maggioranza Ursula” è ancora in essere. Dunque i due sconfitti possono comunque contare nelle sedi di Strasburgo su numeri più elevati. Così l’asse francotedesco vuole chiudere i giochi, mentre l’Italia no. Non senza aver strappato condizioni migliori sulle benedette nomine.

Un tunnel senza uscita?

Così, al momento, sembra. Indipendentemente dalle uscite del premier subito dopo il voto (“No ad accordi pre-confezionati” sulle nomine). Nomine importanti, ovviamente, perché riguardano la Ursula Von der Leyena lla Com missione, Antonio Costa al Consiglio, Roberta Metsola al Parlamento e Kaja Kallas come Alto Rappresentante. Nel caso riuscisse a prevalere – non si sa bene come – la posizione italiana, potrebbero aprirsi scenari alternativi. Ma non è escluso lo scenario secondo cui si potrebbe guardare ad altre vie non proprio consone tipo, come paventato negli ambienti socialisti europei, suggerire al Consiglio l’ex segretario Pd Enrico Letta. Il che, oggettivamente, costituirebbe una specie di “truffa”.  Nel frattempo Ecr (il gruppo dei conservatori europei di cui fa parte FdI) è salito al terzo posto tra quelli rappresentati in Europa: ma evidentemente non basta.

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