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Ora vogliono impedirci anche di festeggiare la Vittoria del 4 novembre

by Stelio Fergola
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Vittoria 4 novembre

Roma, 2 nov – Che la Vittoria sia messa all’angolo in una Nazione in coma farmacologico come l’Italia, è cosa nota. Ne è testimone la paralisi che, dal dopoguerra in poi, ha progressivamente contraddistinto l’anniversario dell’armistizio della Grande Guerra, quella che consegnava l’Italia unita alla storia moderna e che la rendeva, di fatto, Nazione di popolo oltre che di cultura. Ne è testimone il fatto che, ancora oggi, festeggiamo – o meglio, facciamo finta di festeggiare – una tragedia che ha significato la fine della nostra indipendenza, quel 25 aprile che non si può discutere, mentre si può sputare addosso agilmente a oltre 5 milioni di soldati che hanno lottato per l’Italia definitivamente redenta. È avvenuto a Brescia, dove la questura lo ha detto più o meno chiaramente: non si può festeggiare il 4 novembre. Trovando pretesti di vario genere, si intende.

La Vittoria a Brescia non si può festeggiare…

La Vittoria a Brescia non si deve festeggiare. “Non s’ha da fare”, per dirla alla manzoniana (mi si perdoni la ripetività su questa citazione, ma davvero non credo ne esista una più identificativa degli atteggiamenti mafiosi della cultura dominante). Il motivo? Pretesti e – perdonate il termine – cazzabubbole. Nell’ordinanza del questore si legge del complicato contesto internazionale legato al confilitto israelo-palestinese e della necessità di evitare “manifestazioni di parte”. Per non parlare del terzo punto, ancora più comico, visto che si riferisce alla conoscenza di eventuali manifestazioni di stampo contrario. Insomma, non si può festeggiare il 4 novembre perché sarebbe “di parte”. Ma “di parte” cosa, cara questura? L’unica “parte” che rappresenta la Vittoria del 1918 è L’Italia. E chiunque viva e lavori in questo Paese dovrebbe ricordarsene. Tralascio, veramente per pietà, le sciocchezze sui conflitti in Medio Oriente e la presenza di qualcuno – ovviamente anti-italiano – a cui potrebbe non stare bene festeggiare il compimento del processo risorgimentale.

Di seguito, la risposta di “Brescia identitaria”, l’associazione a cui è stato negato di poter celebrare la Vittoria del 4 novemvbre 1918:

L’associazione “Brescia Identitaria”, come ogni anno ha chiesto il permesso al signor questore di poter svolgere la consueta commemorazione del IV Novembre, per poter tenere viva la fiamma e lo spirito di quei ragazzi che con fulgido esempio di coraggio da ogni angolo dello stivale, si recarono sulle Alpi a difesa dei sacri confini della Patria.
Il signor questore quest’ anno decide di negare a noi, il diritto di poter rendere il degno omaggio ai migliori figli di Italia, nascondendosi pavidamente dietro presunti generici motivi di ordine pubblico, non capiamo quale disordine possa arrecare chi in questi anni si è sempre comportato in modo ineccepibile, ogni qual volta sia stata chiesta la piazza e chiede in un atto di amore quantomeno dovuto poter commemorare quei ragazzi soprattutto chi la propria vita per la Patria espose.
Adducendo inoltre anche scuse legate, “all’attuale contesto internazionale, acuito dalla crisi…”, facendo si che il terrorismo abbia già vinto senza nemmeno sparare un colpo, impedendoci di vivere la nostra vita liberamente rendendoci prigionieri delle paure.
Chissà cosa sarebbe stato della nostra Nazione, che lingua parleremmo oggi, quale inno dovremmo cantare o quale bandiera dovremmo salutare, se i nostri nonni e bisnonni presi dal terrore si fossero arresi ancora prima di combattere.
Noi come “Brescia Identitaria” abbiamo scelto, seguendo l’esempio di quei ragazzi, da che parte stare, abbiamo scelto la via del coraggio.

…e chissà che non sia l’inizio dell’ennesima repressione generale

Quando ci si accanisce con un principio che per qualsiasi ragione possa considerarsi fonte di un fantomatico e perfino remoto “risveglio”, ci si può aspettare di tutto. L’ostilità al 4 novembre non è certamente una novità, in molti tra i decerebrati delle solite tendenze la considerano addirittura una “festa fascista”, per non parlare di quelli che ciarlano di “inutili stragi” solo ed esclusivamente quando si tratta di difesa dalla Nazione e di lotta per la sua definitiva liberazione dallo straniero. Gli stessi che le stragi sono ben pronte ad accoglierle, chiamandole in quel caso “lotte”, se sono poi utili a finire sotto il giogo di un padrone che si spaccia per liberatore.

Stelio Fergola

 

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